Esaltati dall’ingresso in un nuovo (migliore-peggiore?) millennio che nell’immaginario collettivo, anche grazie alle scoperte scientifiche e all’era digitale, appare straordinario e pieno di promesse che dovrebbero-potrebbero garantire un dinamico futuro, troppo spesso non ci si sofferma a considerare quanto gli esseri umani siano invece sempre più bisognosi di attenzioni-sentimenti primari.
Cibo-sonno. Amore-affetto-amicizia-solidareità. Accudimento-cura. Sostegno-comprensione. Confronto-comprensione. Reciprocità-condivisione. Nessun cambiamento potrà mai contemplare la privazione di questi fenomeni-sentimenti su cui da sempre si basano la vita e le relazioni umane.
Essi sono sopravvissuti alle guerre, agli stermini, ai grandi eventi climatici, alle devastazioni e alle epidemie a conferma della necessità della sopravvivenza dei sentimenti, della conservazione di una metodologia umana, al mantenimento della specie alla quale dovrebbero essere devoluti tutti gli sforzi in campo.
In questa nostra storia, passata-presente-futura, si rende purtroppo ancora necessario sottolineare la fragilità dell’esistenza, marcando gli errori e gli orrori che ancora si commettono e di cui le maggiori vittime sono i più deboli ed emarginati.
Il governo del mondo è faccenda di tutti ma ognuno tende alla prevaricazione sull’altro che colpisce e si riversa nei comportamenti generali. Questa sopraffazione si riversa sui diversi, sulle differenze: appartenenze politiche o religiose, razze-etnie di genere e, deboli fra deboli, sui bambini e minori e fra ancora di più le bambine.
Per questo ancora una volta siamo chiamati a prendere atto e rendere conto, nella Giornata Mondiale per le bambine e le ragazze, di questi limiti al vero cambiamento basato sul rispetto e il confronto fra culture e generi.
Il “Dossier Indifesa 2018. La condizione delle bambine e le ragazze nel mondo” della Fondazione Terre des Hommes (il Dossier 2019 sarà presentato il 10 ottobre a Roma alla Camera dei deputati), evidenzia come in Italia il numero dei minori vittime di reati sono saliti a 5.788 nel 2017, l’8% in più dell’anno precedente, il 43% in più rispetto a 10 anni fa, quando erano 4.061.
Le bambine e le ragazze costituiscono il 60% del totale delle vittime. In forte crescita soprattutto il numero dei minori vittime di reati legati alla pedopornografia: +57% per la detenzione di materiale pornografico (per l’86% femmine) e +10% per la loro produzione, che coinvolge per l’84% bambine e ragazze, dati che dimostrano l’urgenza di assicurare maggiore protezione a bambine e le ragazze.
Sembra incredibile, ma purtroppo vero, dovere ancora soffermarci su un discorso di genere per contare le vittime. Riscontrare che non ci sono pene dissuasive. Che la cultura generale sta cambiando pelle ma non sostanza. L’11 ottobre 2019 dunque sarà ancora la Giornata Internazionale delle Bambine.
In tutto il mondo, forse per quel giorno, vi sarà un pensiero più consapevole per loro. Ci sentiremo, forse, più colpevoli di non avere attuato una vera campagna di sensibilizzazione sul tema dei diritti, di non avere garantito loro quelli dell’infanzia e un giusto tempo per una crescita serena. Di non avere impedito a tante di loro di essere sottoposte alle maggiori sofferenze che l’essere bambina, di genere femminile, comporta. Di non essersi esposti come governi per impedire, denunciare, chiedere che cessino questi abusi da considerarsi primitivi e disumani. Di non riuscire ad intervenire contro i matrimoni precoci per una pubertà e salute riproduttiva giusta e dignitosa, la protezione da gravidanze indesiderate, le malattie sessualmente trasmissibili e la violenza di genere e del mercato della prostituzione infantile.
L’11 ottobre sarà ancora una volta una data mediatica ma non operativa ma la consapevolezza che il degrado e l’abbandono ad un destino che gli adulti hanno creato e creano per queste fasce di piccoli cittadini devono divenire stimolo per le comunità e la società intera e non solo denuncia.
Considerare infine che agire in favore di queste bambine, oltre ad vere gli stessi diritti delle nostre figlie e condizioni durante e dopo l’adolescenza per diventare donne-lavoratrici-madri-imprenditrici-soggetti economici, non solo sarebbe salvifico soggettivamente ma sarebbe un investimento sul futuro per e di tutti.