A Davos, Milica Zec, confondatrice di New Reality, invita gli ospiti a tramutarsi in alberi. «Si comincia col piantare un seme vero dell’albero di Kapok in un vaso di terra. Poi si indossa una specie di zainetto interattivo (Subpac), che trasmette al busto le vibrazioni che accompagnano la trasformazione della pianta. Completano l’equipaggiamento una maschera virtuale, cuffie e manopole per orientare la crescita dei rami.
All’inizio è tutto buio: siamo il seme sotterra, sentiamo l’odore di humus che sa di buono, osserviamo rivoli di acqua scorrere sotto di noi. Poi comincia la lotta per salire in superficie, verso quel raggio di sole che penetra il terreno. Quando emergiamo, siamo al livello dei funghi e delle formiche rosse, che appaiono gigantesche. Continuiamo a crescere: le nostre gambe sono il tronco e man mano che si alza dal suolo gli insetti rimpiccioliscono. Siamo nella foresta pluviale del Perù, con tutti i suoi odori e rumori incessanti: ogni tanto un pappagallo si posa sui nostri rami. Nella notte di luna piena sembra di toccare le stelle con i rami. Il vento agita le nostre fronde. È una sensazione strana, ma bellissima. Poi all’improvviso la notte è squarciata dal bagliore del fuoco: fumo e fiamme si avvicinano sempre di più, sentiamo l’odore di fumo. Le fiamme attaccano anche le nostre radici, non c’è scampo, l’albero prende fuoco e cade. È la fine» [Ferraino, cit].
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