Parlando di microplastiche siamo portati a pensare che si trovino nell’acqua, nell’aria, al suolo e nei pesci. A smentire questa convinzione i ricercatori dell’Università dell’Arizona che hanno analizzato campioni di tessuti umani, arrivando alla conclusione scientifica che micro e nanoplastiche invadono anche il corpo umano, finendo per accumularsi in organi vitali come polmoni, fegato, reni.
I risultati sono stati presentati durante il convegno della Società americana di chimica (Acs) ed hanno ovviamente sollevato interrogativi sulle conseguenze per la salute di questo fenomeno, che resta ancora tutto da studiare.
Queste le dichiarazioni del ricercatore Varun Kelkar: “Non vogliamo essere allarmisti, ma è preoccupante che questi materiali non biodegradabili presenti ovunque possano entrare ed accumularsi nei tessuti umani, e non sappiamo con quali possibili effetti sulla salute”. Il gruppo di ricercatori ha rilevato la presenza di microplastiche (inferiori ai 5 millimetri) e nanoplastiche (inferiori a 0,001 millimetri) in 47 biopsie conservate in una grande banca di tessuti insieme alle cartelle cliniche dei pazienti per studiare le malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.I campioni studiati provengono da polmoni, fegato, milza e reni, ovvero gli organi che dovrebbero essere maggiormente esposti alle microplastiche o che possono filtrarle o accumularle.