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sabato 27 Aprile 2024
Teatro NaturaleAziende agricole e biogas: perchè si può fare

Aziende agricole e biogas: perchè si può fare

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Ormai esistono impianti di mini biogas prefabbricati e dal costo molto contenuto. Un impianto da 11 kW a regime, con 8mila ore di funzionamento all’anno, può rendere all’allevatore 18-20mila euro annui. Uno da 44 kW arriva a rendere 72-80mila euro all’anno

di Marcello Ortenzi, su Teatro Naturale

Le aziende zootecniche di piccole-medie dimensioni (dalle quaranta vacche in lattazione o da mille maiali all’ingrasso) si trovano a smaltire deiezioni della stalla e degli scarti agro industriali (siero di latte, trebbia di birra, sansa, vinacce, ecc.), che rappresentano spesso un problema serio. Si utilizzano oggi anche in Italia piccoli impianti a biogas (da 11 a 44 kW) che permettono di trattare gli scarti agricoli con facilità e sostenibilità aziendale.

Produzione di biogas.
Produzione di biogas. Photo credit: jan_nijman, by Pixabay

Questi impianti hanno costi di realizzazione ridotti, necessità burocratiche minime e funzionanti solo con le sole deiezioni della stalla e degli scarti agro industriali senza necessità di ricorrere a biomassa esterna all’azienda e senza sottrarre colture aziendali destinate invece agli animali allevati. L’impianto, quale quello con tecnologia Biolectric, arriva in azienda prefabbricato e le operazioni di montaggio sono completate in pochi giorni. Dopo le prime settimane, è già possibile produrre energia elettrica e calore, utilizzati rispettivamente per l’autoconsumo e per le necessità termiche di altri processi aziendali (riscaldamento latte dei vitelli, acqua di abbeverata, sala di mungitura, sistemi di essiccamento del foraggio, riscaldamento dell’abitazione). Inoltre il digestato, prodotto in uscita dall’impianto, è utilizzato come ottimo fertilizzante ed è maggiormente assimilabile per i terreni rispetto al concime tradizionale.

L’impianto biogas è costituito da una vasca di acciaio coibentato alta 2,5 metri, sormontata da una cupola gasometrica a doppia membrana, e da un container dove è alloggiata tutta la componentistica tecnologica.

L’impianto prefabbricato arriva in azienda pronto per il montaggio e in azienda è necessario solo gettare una piattaforma di cemento su cui appoggiare il kit e predisporre lo scavo per la posa dei tubi di collegamento. I reflui sono prelevati direttamente dalla vasca di raccolta già presente in azienda in cui confluiscono i raschiatori. Una pompa trituratrice data in dotazione invia la biomassa all’interno del reattore di digestione dove fermenterà per il tempo necessario (digestione anaerobica). Il biogas prodotto è filtrato e valorizzato nell’unità di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e termica. Tutto l’impianto è costantemente monitorato in remoto da tecnici specializzati, pronti ad avvisare e a intervenire in caso di necessità. L’andamento dell’impianto è sempre verificabile da ogni luogo tramite una specifica app dedicata che permette di attivare, da remoto, la maggior parte degli elementi elettromeccanici. Un impianto da 11 kW a regime, con 8mila ore di funzionamento all’anno, può rendere all’allevatore 18-20mila euro annui. Uno da 44 kW arriva a rendere 72-80mila euro all’anno.

Oltretutto il Governo ha prorogato gli incentivi per la produzione di energia elettrica agli impianti alimentati a biogas di potenza fino a 300 kW, a patto che siano realizzati da imprenditori agricoli e che siano alimentati per l’80% da reflui o comunque scarti che derivano dalle aziende agricole e per il 20% da colture di secondo raccolto. Il prodotto in uscita, il digestato, utilizzato come fertilizzante risulta essere maggiormente assimilabile dal terreno perché, essendo stato degradato nel processo biologico, è formato da sottoprodotti più semplici che vengono assimilati più facilmente dal terreno rispetto al refluo zootecnico tradizionale. Un suolo biologicamente attivo, sano, rappresenta il principale deposito di carbonio del pianeta e permette all’agricoltura di ridurre le sue emissioni attraverso una corretta gestione degli effluenti zootecnici e limitando drasticamente l’impiego di concimi, erbicidi e pesticidi chimici. L’impianto è in grado di autogestirsi durante il normale funzionamento non richiedendo l’utilizzo di operatori dedicati ed è di semplice componentistica.






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