Chi avrà scritto quelle frasi sessiste?
Tu forse no.
E se fosse stato il tuo collega?
E se fosse stato il tuo responsabile?
E se fosse stato il candidato che stai selezionando?
E se fosse stato il collega dell’ufficio vicino al tuo?
E se fosse stata la persona con cui pranzi in mensa?
Non lo sappiamo ma qualcuno li ha scritti, questo è un dato di fatto.
Così come è un dato di fatto che nella tua cerchia possono esserci persone sessiste, omofobe, misogine, razziste, classiste ecc…
Perché questi fenomeni esistono, e sono espressione di una cultura che non è ancora riuscita a sostituire con il rispetto e la compassione comportamenti violenti e discriminatori.
La Gazzetta ha deciso di non oscurare i commenti sessisti proprio per rendere evidente una piaga e una delle forme più diffuse ma tollerate di violenza (non l’unica).
Non so se sia vero (l’ho letto nel loro post su fb e voglio crederci) quello che so è che il sessismo è un realtà, è sistematico, è sistemico e strutturale, è radicato e viene tollerato dalla maggior parte delle persone.
Da qualcuno viene negato, da qualcuno addirittura giustificato.
E poi c’è chi ride, perché sono solo battute… e invece è violenza e se ridi non stai facendo niente per eliminarla, anzi, il contrario.
Perché chiariamoci: il sessismo non è goliardia, il sessismo ha come scopo la sottomissione / esclusione / marginalizzazione di una categoria di persone (nello specifico le donne ma in modo più vasto tutto ciò che viene considerato femminile a fronte di una superiorità del maschile) e il linguaggio sessista è una delle sue espressioni.
Non sono battute.
Non fanno ridere.
Non è per scherzare.
E forse le aziende dovrebbero interrogarsi seriamente sull’importanza del linguaggio e, nell’ambito della Responsabilità Sociale di cui si fregiano, attivarsi per portare un po’ di educazione su questi temi che sono alla base della convivenza e soprattutto della cultura di una comunità.