martedì 5 Novembre 2024
E se domani, e sottolineo il se...Bani Adam (Figli di Adamo)

Bani Adam (Figli di Adamo)

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21 April 2020 – Nel calendario Iraniano il 21 Aprile è la festa nazionale per Saadi.

“Bani Adam” è una poesia di Saadi, famoso poeta iraniano del XIII secolo, che nel 2019 è diventata il titolo in una delle canzoni dell’ottavo album della band britannica Coldplay, intitolata “Everyday Life”, per la capacità di essere una misura dell’Uomo. Questa poesia è conosciuta in persiano, in inglese e in molte altre lingue. L’album comprende due sezioni, l’Alba e il Tramonto, e la musica viene eseguita nella sezione Alba.

Gli esseri umani sono parte di un tutto,

Creazione di un’essenza e di un’anima.

Se uno solo è afflitto dal dolore,

Gli altri sentiranno il disagio.

Se non avete compassione per il dolore dell’uomo,

Non potrete considerarvi un essere umano.

La frase scritta all’entrata del palazzo di vetro dell’onu

Questi due esempi non sono gli unici usati per invitare le persone a “stare insieme”. L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama lesse il verso di Saadi in un messaggio di Nowruz del 2009 (il nuovo anno iraniano), e nel 1977 il poema, è stato scelto come messaggio persiano e tradotto in in 55 lingue per essere inviato alla navicella spaziale Voyager e poter raggiungere gli spazi più lontani. In questi giorni, l’epidemia globale di Covid-19 e le sue amare e dolci conseguenze di condivisione con i popoli del mondo hanno ricordato ancora una volta agli iraniani questa orgogliosa poesia, che è stata riportata all’ingresso del palazzo delle Nazioni Unite con la calligrafia originale.

La pandemia di Coronavirus ci ha messo davanti molte problematiche vitali per il futuro. Ciò che conta oggi sono le analogie e le catene immateriali che legano gli esseri che, a quanto pare, noi umani abbiamo dimenticato per troppi anni. Ora che la vita dell’uomo è in pericolo, siamo tornati agli antichi modelli dei nostri antenati e, volenti o nolenti, dobbiamo contribuire a salvare la terra. Così in questi giorni di crisi, in mezzo al dolore e al lutto, si può andare in cerca di opportunità e cominciare a volgere uno sguardo al mondo post-Covid.

Il Coronavirus ci ha insegnato che nessuna persona su questo pianeta, indipendentemente dal colore, dalla razza, dalla nazionalità, dalla religione o dalla ricchezza, è superiore all’altra, tutti sono uguali. La permanenza di questo “piccolo ospite”, ci ha riportato alla mente l’essenza intima della poesia di Saadi, qualsiasi sia la lingua o la letteratura. Ci ha ricordato, dopo circa 800 anni, che gli esseri umani, ovunque siano nel mondo, sono collegati come una catena. Oggi la natura ci dimostra come i confini e le politiche dei governanti non possono immaginare di spezzare questa catena.

Questo articolo vuole essere un ponte tra umanesimo e conoscenza tra la poesia antica di Saadi e quella di altri poeti persiani. Saadi è sempre stato citato come il più famoso e conosciuto oratore e poeta iraniano al mondo, ed è stato quindi considerato un poeta sociale.

Molto ho vagato per le contrade più remote del mondo

Trascorrendo le mie giornate con chiunque e con tutti

Ho trovato diletto in ogni angolo

Da ogni raccolto ho guadagnato una pannocchia

Da ogni raccolto, un grappolo è stato trovato e offerto, bisogna viaggiare per vedere” disse. Si dice che Saadi sia un poeta “della avvedutezza” e della “moderazione” ed è per questo che in tempi di conflitti, lotte ed estremismi, molti politici e artisti in luoghi lontani dalla Persia per lingua e cultura usano le sue parole per invitare la gente alla pace. Soprattutto sapendo che ha vissuto i tempi più turbolenti della storia dell’Iran, quando tutti gli spazi della speranza erano stati chiusi, nell’epoca dell’invasione e del dominio dei mongoli. Non importa che la poesia di Saadi sia su un muro delle Nazioni Unite o meno, è importante che egli sia in grado di ricreare lo spirito ed il pensiero dell’umanesimo attraverso i secoli per la visione profonda che percepisce oltre ogni confine.

La quarantena ha creato grandi opportunità di riflessione, che a sua volta hanno portato a lunghi e dimenticati percorsi di viaggio dentro e in fuori di noi stessi. Forse siamo tutti viaggiatori, in giro per il mondo, senza confini e culture, per creare insieme un terreno prezioso a nuovi approcci, allo sviluppo del turismo nel mondo post-Corona.

I viaggi dentro noi stessi dovuti al distacco dal mondo esterno, hanno portato alla consapevolezza, alla creatività e alla scoperta delle capacità e delle risorse innate e naturali degli individui, delle famiglie e delle nazioni. Un viaggio dentro di sé, un viaggio in famiglia alla scoperta dei bei ricordi del passato insieme all’esperienza di stare insieme. Ritrovare i sapori e gli odori dei cibi casalinghi e locali, di ascoltare dalle finestre canzoni popolari scomparse da anni, viaggiare nel profondo delle storie e degli scritti che aspettavano sugli scaffali, il viaggio verso i sogni o i desideri incisi sulle pagine di carta o di tela con le penne, sono tutte esperienze che stiamo facendo in questi giorni di viaggio interiore, tutti, in ogni angolo del mondo. In senso più ampio, la comunità locale è diventata più consapevole degli interessi comuni e della salute, della sopravvivenza, e alla fine i governi sono diventati sempre più consapevoli della necessità di un cambiamento e di una pianificazione basata su risorse e capacità interne.

I viaggi verso il mondo circostante, nonostante le limitate e a volte eliminate possibilità di comunicazione, si fanno lo stesso con un po’ di creatività comunicativa, ci hanno ridato la consapevolezza e il riconoscimento delle capacità e delle competenze create dall’uomo. Sfruttare le possibilità di comunicazione disponibili ci ha mostrato nuovi modi per vedere, sentire e conoscere l’altro e il mondo che ci circonda, per creare “esperienze di viaggio” in tempi più brevi e con danni più limitati alla natura.

Sembra che il brano “Bani Adam” di Saadi, il poeta giramondo, sia un messaggio per i dirigenti e gli specialisti dell’industria del turismo per l’elaborazione di principi di sviluppo sostenibile. Questo brano fa parte del primo capitolo del libro di Golestan, scritto durante i suoi molti anni di viaggio e realizzato al suo ritorno a Shiraz. In questi giorni e in queste settimane, la strategia e le prestazioni di coloro che sono al potere in diversi paesi del mondo di fronte a questo problema dilagante ci ha dimostrato che per rafforzare e riparare la catena umana, c’è un po’ di speranza su cui il volere e il potere dei governi dovranno fondarsi. Senza dubbio, il rafforzamento di questa catena non è possibile senza la consapevolezza e il desiderio di ogni singolo componente della società umana. Nel frattempo, sembra che il turismo, non come industria e settore economico, ma come modo di pensare o di vivere, sia uno strumento prezioso per cambiare le cose e dare forma a questa preziosa catena di umanità. Il ruolo forte dei singoli attori nel processo di sviluppo del turismo fornisce una preziosa capacità di riparare e rivedere gli approcci per l’interconnessione e l’amicizia dei cittadini del mondo.

Quindi, forse il mondo post-Corona potrebbe essere in grado di testimoniare una maggiore empatia e sviluppo umano formando un nuovo volto del concetto di turismo. Forse nel mondo del post-corona, l’uso del lato positivo della conoscenza e della tecnologia sostituirà la sua metà oscura e aprirà un nuovo capitolo per la scienza dell’educazione. Il Coronavirus ricorda a tutti che ogni figlio di Adamo è membro di un unico corpo, e ora tutti sulla terra sono malati perché quel singolo corpo è malato. Questo può portare a un cambiamento nella percezione che la gente ha del mondo interno ed esterno e, in ultima analisi, a una rinascita nel recupero dell’ambiente e dei valori sociali locali da tutti i danni che gli esseri umani hanno fatto egoisticamente nel corso degli anni.

Una nuova rubrica

Tra i molti dubbi che assillano la mia mente esattamente come la vostra in questi giorni una sola certezza credo di avere: quando torneremo alla vita di tutti i giorni, nulla sarà come prima. Stiamo affrontando una sfida che è riduttivo chiamarla organizzativa, è una sfida filosofica, è la visione del mondo che cambierà e sulla quale ci sarà da costruire il nuovo. “E se domani… e sottolineo “se” è una nuova rubrica che è aperta ai contributi di intellettuali, scienziati, artisti, uomini di cultura di tutta Europa. Seguiteci e mandate le vostre impressioni che pubblicheremo periodicamente con l’intendo di costruire una antologia delle idee.

Giampaolo Sodano

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