martedì 5 Novembre 2024
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Bruna Corradetti

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Bruna Corradetti nasce a San Benedetto nel 1981, cresce a Castignano, un piccolo paese in provincia di Ascoli Piceno e proprio lí, tra il profumo dell’anice verde ed il fascino dei calanchi, sviluppa il suo amore per la natura e la curiosità di osservarla e comprenderne i dettagli più nascosti.

A 8 anni la prima richiesta ai genitori di supportare la sua passione regalandole un microscopio vero. Nello stesso periodo, comincia a prendere parte, ricoprendo vari ruoli (attrice, cantante, trampoliere), agli eventi medievali che si tengono ogni anno, nel periodo estivo nel Piceno, la Giostra della Quintana, Templaria ed il Palio dell’Addolorata. In queste occasioni, mentre segue affascinata i cavalli in corsa per l’eleganza, la velocità e la comunione con il fantino, scopre che quando subiscono lesioni ai tendini i cavalli hanno scarse possibilità di tornare a correre e in molti casi, vengono abbattuti.

Quello che era il pensiero triste di una bambina di 10 anni diventa, con il tempo, uno dei motivi per cui dopo aver conseguito la maturità classica, nel 2000 decide di iscriversi a Scienze Biologiche, presso l’Università Politecnica delle Marche. Inizia ad Ancona, non lontano dagli affetti della famiglia e della comunità castignanese, la sua esperienza scientifica. Il desiderio di comprendere la vita vicina e lontana, conoscere persone e culture, fornisce fin da subito la motivazione sufficiente a partecipare alle selezioni per i progetti di scambio internazionale: Erasmus, Movie and Study, Leonardo Da Vinci la vedono quindi spostarsi da Granada (Universidad de Granada) a Salamanca (Centro de Investigacion del Cancer) passando dall’Irlanda del Nord (University of Ulster).

Esperienze cruciali che le consentono di maturare la determinazione di proseguire nella carriera accademica attraverso un Dottorato di Ricerca in Scienze Biomolecolari iniziato nel 2009 presso l’Università Politecnica delle Marche in collaborazione con la Clinica dei Grandi Animali dell’Università degli Studi di Milano. È proprio in questa fase che la missione della Bruna “bambina” diventa realtà con il progetto di dottorato volto ad indentificare strategie di medicina rigenerativa utili a ripristinare la funzionalità dei tendini nei cavalli atleti, a seguito di un danno.

L’attenzione e lo studio che Bruna rivolge a questa tematica porteranno in breve tempo all’utilizzo di cellule staminali amniotiche e dei loro derivati nel trattamento di più di 50 cavalli lesionati (oggi se ne contano più di 200), con risultati sorprendenti che hanno consentito ai cavalli trattati una volta superata la convalescenza di tornare a gareggiare.

Con la determinazione di esporsi ad un ambiente all’avanguardia sullo studio di cellule staminali, Bruna trascorre il terzo anno di dottorato presso lo Scottish Centre for Regenerativa Medicine a Edimburgo, in Scozia, noto per aver avviato le pratiche di clonazione e aver dato i natali alla pecora Dolly.

Bruna Corradetti
Bruna Corradetti

In questo contesto, Bruna si avvicina alla nanotecnologia e, in collaborazione con la Yale University, sviluppa piattaforme che consentono di mantenere inalterate le proprietà delle cellule staminali da utilizzare nei protocolli di terapia cellulare. Il tempo e l’impegno investititi in questo anno vengono ben presto ripagati con l’invito a rappresentare l’Italia e presentare i risultati del progetto alla decima edizione della International Society for Stem Cell Research, al cospetto dell’Imperatore Giapponese.

Nel 2012 diventa Ricercatore e Docente di Genetica presso l’Università Politecnica delle Marche e vince una borsa di studio per la Medicina Molecolare che ha lo scopo di supportare gli studi di 10 giovani ricercatori Marchigiani in istituti di ricerca di eccellenza negli Stati Uniti. Inizia così la scoperta del nuovo mondo, che la costringe a gestire contemporaneamente due laboratori, in Italia e a Houston. Presso lo Houston Methodist Research Institute e in collaborazione con il Prof. Mauro Ferrari, pioniere della nanotecnologia, sviluppa strategie innovative e biomimetiche per il riparo di lesioni muscoloscheletriche, con particolare attenzione alla dinamica interazione tra componenti cellulari e matrici tissutali per la risoluzione degli stati infiammatori.

Tra il 2013 e il 2014 partecipa ad un progetto finanziato dal Dipartimento della Difesa Americano per lo sviluppo di materiali mineralizzati da impiegare nel trattamento degli arti lesionati nei Soldati in Afghanistan.

Nel 2015 lascia gli Stati Uniti e rientra in Italia, trasferendo nel suo laboratorio dell’Università Politecnica delle Marche le tecnologie sviluppate oltreoceano e il know-how acquisito. Tra il 2015 e il 2016 la sua attività di ricerca si svolge tra Ancona e Zurigo, dove trascorre periodi da Visiting Professor presso ETH Zurich.

Il 2015 rappresenta un momento chiave per Bruna: la sua interazione con gli studenti italiani si fa più forte e ben presto si accorge della difficoltà delle nuove generazioni nel riconoscere le proprie passioni e dare sfogo ai propri talenti, soffocati da un sistema poco attento alla luce che i giovani emanano. Decide quindi di sfruttare l’attenzione che le rivolgono come un momento sacro per motivarli e per insegnare loro un approccio critico alla conoscenza e il senso di responsabilità nei confronti delle scelte che faranno. Con grande sorpresa, le sue lezioni ricevono grande approvazione da parte degli studenti e, supportata dalla sua storia di scienziato con ‘fame di conoscenza’, le valgono nel 2016 il Premio Italia Giovane per la categoria ‘Università’, dedicato a giovani under-35 che hanno il potenziale di fare la differenza nel “Sistema Italia”.

Dal 2016 è membro dell’Academy of Translational Medicine Professionals e nel 2017 è stata nominata Segretario Scientifico della European Society for Translational Medicine, con l’onore e il privilegio di essere la prima donna a ricoprire questo ruolo. Nel 2017 è stata riconosciuta tra le 100 Eccellenze Italiane premiate a Montecitorio, per la categoria “giovani talenti”.

Dal 2018 Bruna è Ricercatore presso il Dipartimento di Nanomedicina dello Houston Methodist Research Institute e Professore Associato presso la School of Medicine della Swansea University in Galles. Nel 2018 è risultata vincitrice di un progetto supportato dal programma Marie Curie Fellowship-COFUND della Comunità Europea, volto a sfruttare i meccanismi naturali di comunicazione (chiamati esosomi) tra le cellule per sviluppare piattaforme in grado di educare il sistema immunitario e bloccare infiammazioni croniche. Questi approcci hanno un enorme potenziale non solo nel campo della medicina rigenerativa, ma anche nel trattamento di tumori per i quali al momento non esistono cure.






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