“Chi già legge ha l’obbligo di spingere gli altri a vivere questa esperienza”. Così twittava ieri il Cardinale Gianfranco Ravasi, uomo dalla cultura illuminante (ma, soprattutto, illuminata). Parole che mi hanno indotta a una riflessione che desidero condividerti.
Ogni posizione d’obbligo:
- riposa su una sua ragione, un suo “perché”
- comporta un correlativo diritto della parte destinataria del comportamento obbligato.
Dunque
- qual è la ragione che obbliga chi legge a spingere gli altri a farlo?
- qual è il diritto di questi “altri”?
La ragione è complessa, non complicata.
E sta tutta in quella espressione, già cara a Don Milani: “I care”.
Già.
Spingere il nostro prossimo a leggere significa aver cura della sua istruzione, educazione e formazione.
Vuol dire avere a cuore che egli acquisisca strumenti cognitivi ed emotivi utili e necessari per costruire e rafforzare la propria consapevolezza, fortificare il proprio senso e la possibilità di scelta libera e genuina.
Il diritto sta nel poter contare sulla bontà della spinta alla lettura.
Chi già legge non deve solo fare proselitismo in favore della lettura, ma è reponsabile delle scelte di lettura altrui. Ed ecco l’importanza del proporre, recensire, consigliare .
Quindi, attenzione nel non cadere nel trappolone del “piuttosto che niente, meglio piuttosto”.
Bisogna saper scegliere cosa consigliare.
Bisogna saper contemperare suggerimenti di lettura tecnica con letture finalizzate al potenziamento della lingua parlata e scritta.
Qual è l’obbligo di chi è invitato a leggere?
Leggere.
Soltanto questo.
E il diritto di chi è obbligato a spingere gli altri alla lettura?
È il diritto di potersi fare parte attiva nella costruzione degli argini all’ignoranza, nel rendere prossima la conoscenza, fruibile la consapevolezza.
E, allora, prendiamoci cura gli uni degli altri e indichiamo, nei commenti, i libri che fanno bene, che aiutano.