La chiusura delle liste Dem in vista delle prossime elezioni del 25 settembre rischia di far implodere il Partito Democratico.
“Potevo imporre persone ‘mie‘ ma non l’ho fatto perché il Partito è comunità, avrei voluto ricandidare tutti i parlamentari uscenti ma è impossibile per la riforma del taglio dei parlamentari ma anche per l’esigenza di rinnovamento. Ho chiesto personalmente sacrifici ad alcuni. Mi è pesato tantissimo. Quattro anni fa il metodo di chi faceva le liste era: faccio tutto da solo. Io ho cercato di comporre un equilibrio. Il rispetto dei territori è tra i criteri fondanti delle scelte”, queste le parole del Segretario Enrico Letta al termine di un ferragosto che potrebbe segnare l’inizio della fine.
Tra gli esclusi eccellenti Luca Lotti, ex Ministro dello Sport con Renzi, che tuona: “E’ una scelta politica, nessuno si nasconda dietro a scuse vigliacche”. Furiosa la Cirinnà: “la mia avventura parlamentare finisce qui: domani comunicherò la mia non accettazione della candidatura. Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra”.
Ma il vero malcontento viene dai cosiddetti “territori”, vero motore del Partito, in cui candidati fortemente radicati e conosciuti dall’elettorato hanno dovuto fare un passo indietro ed “accettare” (almeno per il momento) le candidature nazionali, mai come questa volta “piovute” dal cielo.
La “base”, tanto amata dai vecchi volponi della politica, è in rivolta e potrebbe davvero non reggere la forzatura, facendo implodere l’intero PD.
Chi vivrà vedrà…