L’umanità è bella perché varia, dice qualcuno. Certo, ma alcune variazioni mettono a dura prova la nostra pazienza. Collaborare con persone difficili è come cercare di ballare il tango con un ippopotamo: faticoso, imprevedibile e con un’alta probabilità di farsi male. Eppure, a meno che non vogliamo trasferirci su un’isola deserta (e anche lì probabilmente qualche gabbiano sarebbe difficile da gestire), dobbiamo trovare un modo per lavorare con tutti.
Primo comandamento: stabilisci i confini.
Se qualcuno invade il tuo spazio mentale come un turista molesto in fila al bar, faglielo sapere. Con calma, senza esplodere. Un semplice: “Quando fai questo, mi mette in difficoltà. Preferirei che evitassi” funziona meglio di un’esplosione nucleare di frustrazione.
Secondo: usa le parole giuste.
Thomas Gordon ha inventato gli “I-message”, che non sono un’app di messaggistica, ma un metodo per esprimere un disagio senza accusare. Ad esempio:
“Sei sempre il solito maleducato!”
“Quello che hai detto mi ha ferito, preferirei non ricevere commenti di questo tipo.”
La prima frase scatena la guerra, la seconda stabilisce un confine. Sottile differenza, enorme impatto.
Terzo: allenati come un monaco Shaolin.
L’autostima è il tuo scudo. Più credi in te stesso, meno le frecciate degli altri ti faranno male. Non devi diventare impermeabile, ma solido. Come un castello con finestre aperte: lasci entrare l’aria buona, ma chiudi fuori il vento gelido.
Altri trucchi di sopravvivenza in ufficio:
- Riduci il tempo con la persona difficile, proteggi il tuo benessere mentale come fosse una reliquia sacra.
- Esprimi ciò che provi, ma senza melodrammi da soap opera.
- Cerca di capire le ragioni dell’altro (anche se a volte sembrano aliene).
- Mantieni un atteggiamento neutrale: meno emozioni in pasto, meno morsi ricevi.
- Ricorda perché sei lì: il tuo lavoro conta più delle beghe.
- Se la situazione diventa insostenibile, parlane con chi può aiutarti.