domenica 17 Novembre 2024
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Conte, un “tecnico”, gigante tra politici nani

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Matteo Salvini stacca la spina al governo, anzi no…

Matteo Salvini annuncia ai quattro venti di voler staccare la spina al governo, ma non lo fa. Potrebbe farlo semplicemente ritirando i suoi Ministri dall’esecutivo, ed il governo Conte andrebbe a casa. Ed invece minaccia, accusa, annuncia, ma niente fa per rendere effettiva la crisi. D’altronde assumersi la responsabilità di una crisi non è poi una passeggiata, occorre spiegare e spiegare bene. Ma soprattutto occorre che gli italiani capiscano e probabilmente il Capitano non è poi così sicuro che tutto il suo elettorato capisca.

In questo contesto Di Maio è un comprimario, già dilaniato da lotte interne per la sua successione, con un Di Battista fuori dalla porta (in attesa di sedersi al tavolo di comando), con metà degli elettori (quelli di destra) già accasati alla corte di Salvini e l’altra metà (quelli più a sinistra) ancora nel Movimento ma imbufaliti per i voti regalati a Salvini nell’approvazione del Decreto Sicurezza Bis. Non una posizione facile, neanche per lui.

In mezzo c’è Conte, il tecnico prestato alla politica (sai che novità…), che da comprimario oggi assume un ruolo chiave in questa crisi balneare (Papete docet). Nel discorso di ieri sera il bistrattato Premier Conte si erge a gigante nei confronti di un nano (Di Maio) ed un nano finto-populista (Salvini). Conte non ci sta, modifica in corsa il suo “ruolo” e, da garante super partes tra i due contendenti, diventa il peggior nemico di Salvini.

Il Premier Giuseppe Conte
Il Premier Giuseppe Conte

Nel suo discorso, dopo i live via social di tutti i maggiori leader politici (collegati dai posti più improbabili), il Premier si presenta in sala stampa a Palazzo Chigi, dando forma e sostanza alle sue parole, accusando e sfidando il Ministro degli Interni, tre stilettate che lasciano il segno:

  • vuole la crisi per capitalizzare il consenso al suo partito anteponendo l’interesse personale a quello nazionale;
  • si assuma la responsabilità della crisi e venga in Parlamento a votare la sfiducia al “suo” governo;
  • non parli di un governo che non fa, colui che mentre il governo era al lavoro stava in spiaggia.

Niente male per un “tecnico” che sfida i politici su un campo che non è il suo, la politica.






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