Pier Paolo Pasolini, in un articolo di stampa poi inserito (insieme ad altri brevi saggi) negli “Scritti corsari” sosteneva che se si ha la capacità di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace di coordinare fatti anche lontani, di rimettere insieme i pezzi disorganizzati e frammentati di un intero coerente quadro politico che ristabilisce la logica dove sembrano regnare l’arbitraietà, la follia e il mistero; se si ha, aggiungo io, la pazienza di scovare e cogliere il nesso che necessariamente c’è tra eventi diversi, si può intuire la verità.
Lo scrittore friuliano concludeva:io so, perché fa parte del mio mestiere e dell’instinto del mio mestiere (di intellettuale e di scrittore) ma non ho prove. Non ho nemmeno indizi.
La magistrale lezione di Pasolini non è seguita per niente dai giornalisti odierni. La maggioranza dei loro articoli dei notisti politici richiede tanta fatica per la lettura perché è noiosa, acritica e banale: racconta i fatti senza neppure tentare di capirne le motivazioni e le connessioni.
Facciamo un esempio di questi giorni. Ieri, all’improvviso, si è scatenato un turbinio di notizie probabilmente Fake. Si sono susseguiti allarmi “disperati”, previsioni catastrofiche, “avvertimenti” ultimativi per far sapere agli italiani che “Annibale è alle porte”. Si è descritta, con toni quasi apocalittici, una “mobilitazione” generale dei nostri “Santi protettori”, quella delle grandi occasioni: Fondi Monetari di varie entità, denominazioni e localizzazioni, Agenzie di rating e Accademici, Studiosi, Economisti, Esperti, Commentatori politici. Tutto l’apparato mass-mediatico occidentale è entrato in fibrillazione e, sul piede di guerra, ha partecipato allo scontro finale sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) per contrastare un’eventuale decisione negativa dell’Italia.
Una task force imprevedibile (?) nella sua composizione si è sforzata di convincere gli italiani che l’Unione Europea è soltanto una “mamma” preoccupata e affettuosa; che se ci ha negato gli Euro-bond è stato per il nostro bene; che se la commissaria Ursula Von Der Layen ha raccomandato ai suoi connazionali e agli europei in generale di non programmare vacanze a Rimini, a Riccione o in giro per l’Italia è solo perché ama il nostro Paese come se stessa (è cristiana sociale e osserva, ciò facendo, un comandamento divino) e non vuole che si ripeta il nostro primo episodio di contagio (in Lombardia, a opera di un tedesco); che dobbiamo capire che la nostra situazione economica è divenuta “disperata” (anche se non per colpa solo nostra) e che è, in buona sostanza, la “peggiore al mondo”; che il nostro P.I.L. sta crollando vertiginosamente (a cavallo della doppia cifra, si dice, quasi come la Grecia) e che, quindi, “sarebbe oggi un clamoroso errore rinunciare al MES” che è una vera “manna” che ci piove sempre dal Cielo Europeo, benevolo e misericordioso.
Naturalmente, tanta preoccupazione e generosità qualche sospetto l’ha ingenerato, almeno nella parte meno corriva della nostra stampa. V’è chi ha osservato che: l’Italia, anche se ha una classe politica sgangherata e incompetente, anche se ha la maggioranza dei suoi giornali quasi totalmente asservita al sistema creditizio (almeno nelle testate di maggiore tiratura); anche se l’ente radiotelevisivo pubblico (come nel resto dell’Europa continentale) è soltanto “la voce del padrone” (idest del governo); anche se il “popolo” sovrano ha rinunciato progressivamente a ogni forma di sovranità… preoccupa non poco i Tycoon di Wall Street e della City, perché di tanto in tanto qualche voce esce ancora fuori dal coro e il coro stesso non è sempre quello muto, a bocca chiusa, del Nabucco.
V’è chi ha notato la stranezza di certi abbracci (pro-MES): Prodi con Berlusconi, Zingaretti con Bersani, Bonino con Renzi, meravigliandosi soprattutto dell’assenza di Giuseppe Conte (probabilmente solo in attesa di tempi migliori per “unirsi ai suoi cari”, come probabilmente avrebbe detto GiulioAndreotti).
V’è pure chi ha notato che ad abbracciarsi erano tutti i protagonisti (a vario titolo e in diversi tempi) corresponsabili del disastro economico e politico italiano.
Proprio, cioè, di quella catastrofe politico-amministrativa che avrebbe fatto precipitare il Paese nelle “sabbie mobili” di una crisi perenne, con tensioni crescenti e ineliminabili tra istituzioni nazionali e locali, con conflitti permanenti tra imprese e sindacati e con preoccupanti segnali di inediti scollamenti anche istituzionali.
Le note dissonanti dal coro mass-mediatico hanno fatto temere ai tycoon finanziari e ai tecnocrati di Bruxelles d’oltreoceno che nonostante le note cadenzate di “Bella Ciao!” (la canzone che sarà verosimilmente cantata a squarciagola da molti balconi “impegnati” il prossimo 25 Aprile) non tutto era tranquillo sul fronte italiano.
E allora Pasolini, facendo uso dell’istinto del suo mestiere, probabilmente avrebbe colto qualche nesso non proprio casuale tra gli abbracci fraterni tra nemici tradizionali (narrati da trepidanti giornalisti con parole esaltanti) e il viso delle armi mostrato alla Regione Lombarda (espressioni trucide per i fatti dell’Albergo Trivulzio e di altre case di riposo per anziani, esultanze eccessive, date le circostanze, per gli avvisi di garanzia diretti a individuare responsabilità politico-amministrative per la diffusione della pandemia, duri attacchi frontali ai vertici della Regione in mani leghiste e via dicendo).
L’attacco sferrato senza esclusione di colpi dai mass-media più impegnati a sinistra con titoli cubitali fa pensare che i due eventi, quello dell’allarme sulle condizioni economiche drammatiche del Paese e quello sugli asseriti misfatti della Lega (guarda caso, contraria da sempre al prestito MES) siano così strettamente collegati da apparire “concordati” in alta sede.
Per affermarlo, però, anche Pasolini avrebbe aggiunto: non vi sono prove; e neppure indizi.