Un momento difficile quello dei “tempi del coronavirus”, che ha radicalmente trasformato le nostre, a volte malsane, abitudini. In poche settimane è accaduto l’inimmaginabile e nonostante la maggior parte della popolazione si sia sempre lamentata della vita che conduceva, adesso pagherebbe per riaverla.
Ad un’attenta osservazione, sbirciando un pochino dalle finestre sempre aperte dei social network, la pandemia sta diventando anche un’opportunità. E’ morta la libertà ma rinascono i valori. Il coronavirus ci ha sorpresi, spaventati e ci ha messo davanti alle nostre più grosse e umane fragilità, togliendoci la libertà di fare quasi tutto ciò che facevamo, ma ci ha restituito una delle ricchezze forse meno apprezzate e considerate: il tempo.
Per la maggior parte di noi i ritmi frenetici del lavoro si sono trasformati in lunghe giornate da passare in casa con le famiglie, per chi ha la fortuna di averne una, inventando passatempi per i più piccoli da condividere con gli adulti. Il tempo, a sua volta, ci sta regalando la possibilità di riprendere a dedicarci alle passioni e alle tradizioni che da sempre amiamo, ma che a causa della velocità a cui corriamo abbiamo accantonato.
La cucina, luogo di convivialità e amore per eccellenza, è tornata ad essere animata dalle voci di tutti i membri della famiglia, seduti intorno al tavolo a gustare piatti della tradizione preparati a quattro mani per esorcizzare la tristezza e la solitudine. Siamo diventati gli insegnanti, gli amici e gli allenatori dei nostri figli, mentre prima delegavamo tutto “oggi siamo il loro tutto”.
Lo stare forzatamente chiusi in casa e il rispetto della distanza di legge tra le persone ci stanno spingendo a cercare il prossimo, in un volto, in un sorriso o in una parola, magari dispensati da un vicino a cui prima rivolgevamo un frugale saluto per educazione perché andavamo sempre di corsa. Fissiamo appuntamenti alle finestre durante i quali cantare, senza preoccuparci del giudizio altrui, solo per unire le voci tenendoci compagnia e spezzando quel senso di angoscia che ci soffoca. Cominciamo a capire chi sono gli eroi: medici, infermieri, personale sanitario, farmacisti, forze dell’ordine, personale al pubblico, che ogni giorno lottano per salvaguardare la nostra salute, rischiando la loro, senza orario e con l’inferno nel cuore per aver dovuto ammettere ancora una volta cosa significhi essere “umani”.
Stanno tornando di moda l’altruismo e l’amore per il prossimo, qualche azienda ha regalato farmaci per la sperimentazione, qualche privato ha donato soldi per l’acquisto di respiratori e materiale sanitario, qualche farmacia distribuisce gratuitamente disinfettante per le mani autoprodotto e addirittura qualche tappezziere cuce mascherine per supplire alla carenza nella distribuzione e le dispensa senza chiedere compenso. Si inizia a mettere da parte la speculazione, la brama di arricchirsi che fino ad oggi ha guidato la società, lasciando spazio ai valori che ci hanno consentito di arrivare fino al capitolo 2020 della storia.
Qualche pizzeria ha inviato pizze ai medici impegnati a salvare vite, gesti semplici ma grandi in un periodo in cui la fiducia nel futuro inizia a vacillare. Stiamo apprezzando, a causa delle ristrettezze applicate alla circolazione, l’importanza del negozietto sotto casa in cui non entravamo a fare spesa perché diretti al centro commerciale in città, dove spendevamo meno e avevamo più scelta, ma che in questo momento ci sta letteralmente salvando la vita. Stiamo riscoprendo il coraggio di chi ogni giorno pratica il volontariato portando spesa e farmaci agli anziani e alle persone a rischio o soccorrendo i malati.
Il periodo è decisamente uno dei capitoli più neri della storia, ma la nostra umanità sta rifiorendo.