A fine 2017 si contano in Italia circa 4.500 reti e oltre 20.000 imprese che ne fanno parte. Innumerevoli sono i vantaggi e le possibilità derivanti dalla sinergia tra le diverse tipologie di aziende, sia a livello di produzione primaria sia sul fronte degli aspetti organizzativi/gestionali
Il contratto di rete d’impresa, strumento introdotto dal legislatore nel 2009, è stato declinato in chiave agricola solo nel 2014, con la legge n. 91 (il cosiddetto “decreto competitività”). In generale, lo strumento introduce elementi fortemente innovativi per le imprese di tutti i settori, che tramite il contratto di rete possono sperimentare diverse soluzioni di aggregazione, con differenti gradi di flessibilità e autonomia giuridica dei partecipanti rispetto alle forme tradizionali di cooperazione.
La finalità consiste nel raggiungimento di obiettivi comuni d’innovazione, promozione delle produzioni, commercializzazione, e per la razionalizzazione dei costi tramite una gestione comune dei mezzi tecnici.
Attraverso la rete è possibile gestire funzioni oggi sempre più strategiche per il miglioramento della competitività, senza che l’impresa perda la propria identità e l’autonomia decisionale.
Questi elementi sono stati compresi da una parte ancora piccola di imprese italiane, ma il numero degli operatori coinvolti è nettamente crescente, soprattutto negli ultimi anni. A fine 2017 si contano in Italia circa 4.500 reti e oltre 20.000 imprese che ne fanno parte, mentre nel 2018 i dati provvisori evidenziano che si sono aggiunte alle reti altre 11 mila imprese.
A 10 anni dall’introduzione delle reti d’impresa e a 4 anni dalla loro declinazione in chiave agricola, l’agroalimentare figura tra i settori economici più rappresentati, sebbene, anche in questo caso, il numero di operatori coinvolti rispetto al potenziale risulti decisamente marginale.
Alla fine del 2017 erano oltre 4.600 le imprese agroalimentari coinvolte nelle reti d’imprese. Di queste, l’85% è rappresentato da imprese agricole (silvicoltura e pesca comprese) e il 15% da imprese dell’industria alimentare e delle bevande. Rispetto al valore complessivo del settore agroalimentare, così come riportato dal Registro delle imprese, il dato costituisce solo lo 0,6% del totale.
Innumerevoli sono infatti i vantaggi e le possibilità derivanti dalla sinergia tra le diverse tipologie di aziende, sia a livello di produzione primaria (ampliamento dell’offerta, contenimento dei costi, ammodernamento dei processi produttivi, crescita dimensionale per la competitività sui i mercati) sia sul fronte degli aspetti organizzativi/gestionali (ottenimento di agevolazioni fiscali, accesso a finanziamenti pubblici e utilizzo di forme di job-sharing).
A questo si aggiunge la flessibilità delle diverse forme strutturali organizzative delle reti previste dal legislatore che passano dal semplice accordo contrattuale tra le parti (rete contratto), fino alla definizione di una personalità giuridica e di organi comuni di gestione (rete soggetto).