venerdì 18 Ottobre 2024
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Dopo il regalo, i sorrisi e le frasi di Ursula von der Leyen, torna in mente il verso virgiliano: “Timeo Danaos et dona ferentes”

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Temo i Greci anche quando portano doni! E’ Virgilio a mettere questa frase in bocca a Laocoonte, nell’Eneide, nella scena sulla spiaggia, a bordo del mare, in cui ferve la discussione tra i Troiani se portare o meno il cavallo ligneo lasciato dagli Achei, entro le mura della città di Ilio.

La frase mi è venuta in mente, guardando la stampa di ieri, di oggi (e chissè, forse di domani) che riproduce, con un’inedita ripetitività, un’immagine sorridente e accattivante della Presidente della Commissione (organo esecutivo) dell’Unione Europea, signora Ursula von der Leyen.

Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen

Sotto la foto, comparsa ieri, v’era un’espressione: Siamo tutti Italiani!
Essa intendeva, verosimilmente, manifestare la solidarietà e la partecipazione di tutti gli Europei per il Paese che aveva raggiunto il primato, certamente non invidiabile, di essere il luogo più contagiato del vecchio continente, con un numero spaventevole di decessi.

Sotto la stessa fotografia, pubblicata oggi, v’è una scritta che a caratteri ancora più cubitali, esprime un giudizio, di sapore diverso, perché addirittura “entusiastico” sul nostro Paese: L’Italia è meravigliosa!

Orbene, se è abbastanza semplice dare una spiegazione alla prima delle due frasi della Presidente (Siamo tutti Italiani!) nel senso da noi immaginato come espressione di solidarietà e di partecipazione al nostro dolore, diventa difficile dare un senso logico alla seconda espressione di appassionata ammirazione (L’Italia è meravigliosa!). Perché?

Certo. Le due frasi, coordinate tra di loro, potrebbero essere il frutto di una sensibilità protestante-luterana (la Presidente Von Leyen è iscritta al gruppo cristiano-democratico del suo Paese) e costituire il segno di un rimorso di coscienza di ciò che i tedeschi (e i francesi) hanno fatto a danno dell’Italia prima e dopo il Trattato di Maastricht per effetto della posizione dominante da essi assunta nell’Unione Europea.

L’ipotesi potrebbe anche piacerci ma non sarebbe credibile, soprattutto per la storia “antecedente” della Presidente che è ritenuta donna dal carattere cosi duro, inflessibile e poco incline alla commozione da essere stata preposta da Angela Merkel al Ministero della Difesa (prima dell’attuale incarico).

V’è, allora, chi opina che dietro quelle frasi e soprattutto dietro la ripetizione della loro pubblicazione e la collocazione nelle prime pagine dei giornali più corrivi, compiacenti, e non per caso fanaticamente “filo-europeisti”, vi sia piuttosto non soltanto il timore dello scoppio di un “bubbone sovranista” alle prossime elezioni italiane (che, a pandemia finita, dovranno pur farsi in un Paese cui si vorrebbe far perdere l’abitudine di andare al voto), ma anche “lo zuccherino” per addolcire la pillola che si vuol fare ingoiare agli abitanti dello Stivale. E ciò, a causa di una sua drammatica, eventuale (per ora, infatti, è solo ventilata) pesante richiesta di aiuto al Fondo Finanziario Salva-Stati, denominato Meccanismo europeo di stabilità (M.E.S.).

La Presidente sa che gli effetti perniciosi del patto di stabilità voluto dai tecnocrati di Bruxelles sono stati più devastanti in Italia che altrove. E ciò, un po’, per l’insipienza dei nostri governanti, usi da sempre a ubbidir tacendo, un po’(e certamente di più) per l’abilità di Germania e Francia (paragonabili al “gatto” e alla “volpe” del racconto di Collodi perché si tratta di due Stati membri che sono riusciti a occupare, da decenni, il ponte di comando dell’Unione Europea).

Ora:

  • è vero che il patto di stabilità imponeva un limite allo sforamento di carattere generale, lasciando liberi gli Stati membri di contenere le spese come meglio ritenevano;
  • è vero anche che se in Italia la riduzione degli investimenti possono avere riguardato la Sanità in misura eccessiva ciò è stato dovuto alla concorrenza nel settore della Salute sia della competenza dello Stato sia di quella delle Regioni (dato politico certamente noto alla Von Der Leyen), ma
  • è altrettanto probabile che soltanto con la complicità dei cristiano-sociali e dei socialdemocratici che dirigono la politica europea, gli uomini politici italiani abbiano potuto fare ciò che hanno fatto a danno del sistema sanitario nazionale, con un taglio particolarmente consistente degli investimenti.

Allora, dato che gli elettori Italiani hanno ben capito che la guerra del Governo centrale con le Regioni italiane progressivamente sfuggite dalle mani dei partiti della sua maggioranza (ormai, peraltro, solo fittizia) è stata così folle e sconsiderata da rappresentare una vera e propria mina per la loro salute, è molto verosimile che non lo dimentichino al momento del voto.

Sta di fatto, però, che una donna politica, attenta, furba e avveduta com’è la gentildonna tedesca Presidente della Commissione, non può non rendersi conto che il disastro italiano non sarà senza conseguenze sull’umore politico degli elettori a pandemia conclusa.

In primo luogo, perché le accuse all’insipienza dei nostri governanti centrali saranno più violente di quanto non siano oggi e tireranno in ballo anche la generosità dei sussidi elargiti ai furbettidel reddito di cittadinanza, voluto sì dagli improvvidi pentastellati ma confermato dai “navigati” democratici nonché tutte le titubanze del Governo giallo-rosso nell’assumere i divieti e i provvedimenti richiesti dalle Regioni. Ecco perché, a proposito del regalo di quei sorrisi e di quelle frasi encomiastiche, torna utile il verso virgiliano: Timeo Danaos et dona ferentes!






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