Nell’anno che è trascorso il nostro Umberto Bonetti ci ha quotidianamente informato, attraverso la lettura di un prestigioso giornale americano, il NewYorkTimes, sulle vicende e le “avventure” del presidente Donald Trump che “dovrebbe essere rimosso ” ha scritto un altro famoso giornale, il Washington Post: “Il rifiuto del presidente Donald Trump di accettare la sua sconfitta elettorale e il suo ininterrotto incitamento ai suoi sostenitori hanno portato mercoledì all’impensabile: un assalto al Campidoglio degli Stati Uniti da parte di una folla violenta che ha travolto la polizia e ha cacciato il Congresso dalle sue aule mentre dibatteva sul conteggio dei voti elettorali. La responsabilità di questo atto di sedizione ricade direttamente sul presidente, che ha dimostrato che la sua permanenza in carica rappresenta una grave minaccia per la democrazia degli Stati Uniti”.
Possiamo dire di avere la coscienza a posto: Moondo ha svolto il suo compito, un buon servizio di informazione ai lettori, senza censure o pregiudizi attraverso le pagine di un grande giornale americano e qualche riflessione del nostro amico Bonetti sui rischi che questo singolare ex-presidente degli Stati Uniti fa correre al suo paese e non solo.
Il Washington Post ha scritto che Trump ”ha esortato la folla a marciare sul Campidoglio”, guardandola ”passivamente in televisione mentre i suoi sostenitori hanno abbattuto le recinzioni intorno al Campidoglio e hanno sopraffatto la polizia a guardia dell’edificio”. Il giornale ha osservato che ”piuttosto che denunciare immediatamente la violenza e invitare i suoi sostenitori a dimettersi, Trump ha postato due tweet in cui li ha invitati a restare pacifici” (un applauso è subito partito dall’Italia con le dichiarazioni di Giorgia Meloni che si è augurata la cessazione delle violenze come chiesto da Trump), mentre Twitter decideva di bloccare il profilo di Donald Trump e Facebook faceva la stessa cosa, Mark Zuckerberg ha annunciato che il blocco degli account Facebook e Instagram del presidente Trump andrà avanti “a tempo indeterminato e per almeno le prossime due settimane fino al completamento della transizione pacifica del potere”. Anche il New York Times ha attribuito a Trump la responsabilità dell’attacco al Congresso: “è difficile persino credere che sia successo davvero. Nel paese simbolo della democrazia, una banda di qualche centinaio di esaltati attacca il simbolo della democrazia: il parlamento. Spinti dal presidente in carica (per altri pochi giorni, ma pur sempre in carica) che continua a sostenere che le elezioni sono state truccate, e il vero presidente e’ ancora lui”.
Biden ha accusato apertamente Trump di aver istigato la violenza: ” Questo non e’ dissenso. Questo è disordine, e’il caos”. I leader di tutto il mondo occidentale, di destra e di sinistra, hanno preso le distanze e condannato la tragedia messa in scena da Donald Trump salvo i due “campioni” della destra italiana, Salvini e Meloni, che hanno biascicato quattro parole in croce per non esprimere alcun dissenso dalle scelte del presidente americano. Per non parlare del presidente del consiglio, l’avvocato Conte Giuseppi che, prigioniero di un copione del grande fratello, ha speso parole per non dire nulla . Donald Trump deve essere ritenuto responsabile tramite l’impeachment o tramite le vie penali chiedono i democratici mentre i repubblicani sono devastati da una crisi da cui sarà difficile riprendersi, ci informa da New York Umberto Bonetti.
LA REDAZIONE
P.S. di Giampaolo Sodano: ci dobbiamo chiedere come sia potuto accadere e perché si sia giunti ad una sommossa contro il Parlamento sede di quella democrazia rappresentativa delegittimata e disprezzata dai populisti in tutto l’Occidente, chi sono e chi rappresentano quei cittadini americani facinorosi e violenti che hanno occupato il Palazzo del Congresso sfregiando i simboli più significativi della democrazia di quel Paese, cosa ha convinto oltre 70 milioni di elettori ha rinnovare la loro fiducia ad un demagogo populista e fascista come Donald Trump, perché i corrispondenti delle televisioni e dei giornali italiani in questi anni di presidenza Trump non hanno mai fatto una inchiesta su quest’altra America, e perché non ci hanno mai parlato del malessere profondo di intere popolazioni della provincia americana. E infine, volgendo lo sguardo in casa nostra, dobbiamo domandarci per quali ragioni una buona parte della classe politica e intellettuale democratica abbia preferito non vedere e non sentire quello che accadeva dall’altra parte dell’Atlantico, mentre i due leader della destra facevano a gara a chi arrivava primo a sedersi nella sala d’attesa della Casabianca con la speranza di portare a casa una foto con il presidente americano. Ci dobbiamo chiedere infine quale malattia ha afflitto l’opinione pubblica del nostro Paese per cui non ha mai espresso il proprio dissenso di fronte a posizioni del presidente americano contrarie agli interessi del nostro Paese. Forse quanto è successo a Washington ha aperto gli occhi a molti nostri concittadini per i quali, in futuro, consigliamo come terapia una forte dose di cultura e un vaccino contro il populismo.