Pubblichiamo la lettera al direttore di Moondo del segretario e del tesoriere del partito radicale
Caro Giampaolo,
il corona virus è una emergenza che sta mettendo a dura prova quella che Marco Pannella già definiva l’antidemocrazia italiana.
Contro ogni logica il Parlamento si è amputato di poteri, obblighi che la Costituzione gli impone così legittimando l’espansione dei poteri dell’Esecutivo. La conseguenza è che un po’ alla volta, e non da oggi, si sta superando nei fatti la separazione dei poteri, cardine dello Stato di Diritto e della Democrazia.
Oggi più di ieri è necessario resistere al virus che attacca gli uomini e la peste italiana che attacca le istituzioni.
Sappiamo benissimo che l’argomento è popolare ma, per dirla con Marco, ancora una volta, fedeli alle nostre idee, scegliamo di essere impopolari per non essere antipopolari. Abbiamo quindi deciso di inviare al Presidente Mattarella la lettera che segue
Grazie, a presto
Maurizio e Irene
Signor Presidente,
il Partito radicale rileva il degrado dello Stato di diritto, in cui il Governo ha precipitato il nostro paese.
L’emergenza sanitaria in Costituzione è un vincolo stringente, ma anche da interpretare in modo stretto: invece, il bilanciamento di interessi è assente e lo squilibrio tra ipertrofia amministrativa e diritti dei cittadini è evidentissimo.
Ogni burocrate di ministero ha colto l’occasione per tirare fuori dal cassetto segreto i suoi sogni di regolamentazione della vita di tutti; il guaio è che i suoi sogni segreti si stanno traducendo negli incubi dei cittadini.
L’iper-regolamentazione dei momenti più personali della vita quotidiana sta avvenendo con un coinvolgimento minimo – se non meramente formale e sostanzialmente nullo – dei presìdi di partecipazione democratica. Alle decisioni che impattano sulle libertà di tutti, in primo luogo, dovrebbe essere compartecipato il Parlamento, che invece di fatto sta essiccando il suo ruolo: accettando il sistema dei “decreti a grappolo” e dei “decreti a perdere”, le Camere stanno di fatto abdicando al loro ruolo e legittimano l’espansione dei poteri dell’Esecutivo. Nella seduta di mercoledì scorso della Commissione giustizia del Senato il rappresentante del Governo ha estorto dalla maggioranza una sostanziale rinuncia ad esaminare nel merito il decreto che incide sull’articolo 24 della Costituzione, respingendo l’offerta di collaborazione espressa dall’opposizione.
Quel che è peggio è che neppure il Governo è di fatto coinvolto: tutte le decisioni sono adottate – sotto il “cappello” formale di decisioni del Consiglio dei Ministri – con decreti del Presidente del consiglio, la cui vaghezza si presta a confusioni interpretative cui si risponde o con interlocuzioni dirette con le Istituzioni territoriali (altri esecutivi, quelli regionali) o con le FAQ pubblicate sul sito Governo.it.
Lo Stato di diritto, dalla legge formale, sta passando alle fonti extra ordinem, guarda caso tutte prodotte da un Uomo solo al comando. È già accaduto quando il terremoto di Messina fu affrontato con lo stato d’assedio ed i decreti reali a ratifica parlamentare successiva: ci auguriamo che Lei voglia esercitare il ruolo di salvaguardia della legalità e delle libertà di tutti che, un secolo fa, il re rinunciò ad esercitare, avvelenando il dibattito pubblico e precostituendo le condizioni per la marginalizzazione del Quirinale nel ventennio successivo.
Distinti saluti, con fiducia
Maurizio Turco e Irene Testa
Segretario e Tesoriere del Partito Radicale