Di Francesca Imbriaco
Il tempo è trascorso inevitabilmente senza lasciare scampo in questi lunghi 2 mesi di quarantena ,ogni giorno allo stesso ritmo e intensità, ogni giorno scandito dai medesimi propositi: studierò di più, cercherò di tenermi in forma e cercherò di capire il mondo intorno a me, ma in realtà solo autoinganni, scuse per non affrontare la situazione, per cercare un modo per fuggire da una situazione tormentata, una tempesta nella mia vita.
Tutto fermo nell’attesa di quel fatidico giorno dell’inizio della fase 2. È la mattina del 4 maggio, mi alzo dal letto eccitata al solo pensiero di poter finalmente rivedere, seppur in sicurezza, le persone a me care, di poter dare un bacio e un abbraccio al mio piccolo paesino del Cilento, il mio posto preferito, ricco di bellezza e meraviglia. Mi precipito a guardare il mare sedendomi così su una panchina, ma da quel lontano 9 marzo tutto sembra diverso ed assume un valore ancor più prezioso: il sole che risplende sul mare genera sull’acqua dei piccoli riflessi simili a diamanti, uno stormo di gabbiani indisturbato che vola sopra la mia testa e l’odore della salsedine a me caro mi inebriano.
Il mare fa riaffiorare in me ricordi indelebili: i momenti passati insieme, tutte quelle serate con una chitarra e tanta voglia di divertirsi cantando a squarciagola le canzoni che segnano la nostra vita. Penso che presto tutto ritornerà, finalmente tutto riprenderà il corso della normalità. Ora, intanto, niente è più dato per scontato, l’uomo ha una consapevolezza diversa sia del suo animo che di tutto ciò che lo circonda, sono convinta che questa tragedia vissuta servirà da lezione, molti muri crolleranno, molti pregiudizi lasceranno la nostra mente, molte porte si apriranno e daremo importanza alle cose VERE della vita.
LO SPERO INTENSAMENTE