Di Nunzia Di Lauro
Fin da bambini ci raccontavano che gli eroi indossano una maschera e un mantello, che sconfiggono i cattivi di notte e che di giorno diventano delle persone normali. Ci hanno insegnato che per essere un eroe bisogna avere dei super poteri, essere “sovrumani”. Ci hanno insegnato che gli eroi sono quelli vestiti in calzamaglia, che salvano una principessa dalla strega cattiva.
Ma esistono altri eroi, quelli che entrano in punta di piedi senza fare rumore, senza indossare troppe armature, persone normali, che indossano un camice e una mascherina e che non aspettano il famigerato “batsegnale” per entrare in azione, ma corrono in una corsia di ospedale per cercare di salvare vite umane.
Gli eroi di oggi sono medici, infermieri, biologi, che non si fermano neanche un minuto, che non aspettano il rumore di una sveglia ma entrano in azione ogni qualvolta c’è bisogno di loro. Uomini e donne di cui non conosceremo mai il nome. Chi sono? Non lo sapremo mai, non potremo mai abbracciarli o ringraziarli per tutto quello che fanno oggi, sono eroi silenziosi e non sanno neanche di esserlo, svolgono semplicemente il loro lavoro.
Ma è giusto che sappiano che fuori da quelle corsie c’è una nazione intera che li ringrazia per la loro resistenza e professionalità. La foto di un’infermiera stremata che si riposa su un banchetto in ospedale diventa il simbolo della resistenza, della speranza di una lotta che sarà vincente.
Grazie, grazie …
Dalla rubrica “Diario di una quarantena”: