I giapponesi stanno seguendo il furto di sette piante bonsai con la stessa emozione che potrebbe provocare il rapimento di un bambino. I piccoli e preziosissimi alberi, uno di 400 anni, alto 83 centimetri, sono spariti la notte del 12 gennaio dal vivaio del signor Seiji Iimura a Kawaguchi, nella prefettura di Saitama, vicino a Tokyo.
Il giardiniere Iimura, 54 anni, quinta generazione di una famiglia dedita da secoli alla cura dei bonsai, ha un parco con tremila piante, ma si è accorto subito della scomparsa, perché i ladri avevano portato via le sue creature più belle: i cipressi in miniatura Shinpaku. «Chi li ha rapiti dev’essere del mestiere, ha scelto con occhio esperto», ha detto Iimura all’Asahi Shimbun.
I sette bonsai rubati valgono molto, solo quello antico di quattro secoli ha un prezzo di 100 mila euro, ma non è tanto questo che angustia il giardiniere giapponese e la moglie Fuyumi. «Li abbiamo allevati come bambini, li consideriamo nostri figli», hanno detto commossi. E poi hanno chiesto ai sequestratori: «Vi preghiamo di restituirli, ma intanto curateli, annaffiateli come si deve perché sono delicati e fragili, sono come figli di 400 anni». La coppia ha cercato di toccare il cuore dei banditi: «Quella pianta può vivere per sempre, anche quando noi non saremo più su questa Terra, ma non resiste nemmeno una settimana se non viene bagnata secondo le regole» [Santevecchi, CdS].
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