di Cristina Michilin Marion*
Stile ed eleganza sono doti innate o vengono trasmesse da qualcuno? Siamo noi gli artefici del nostro destino o sono altri, come i nostri genitori, a scriverlo per noi quando decidono di vivere in una metropoli in cui si respira aria di mondo, piuttosto che in una piccola città di provincia dove si possono incontrare gli stessi volti per tutta una vita?
Dignità, Libertà e Cultura
Dignità libertà e cultura spinsero nonna Grazia a lasciare Catania e trasferirsi a Roma dopo essere rimasta vedova del medico condotto affinché il figlio Gaetano, detto “Tanino”, potesse proseguire gli studi, frequentare più agevolmente la facoltà di lettere di Bologna e trovare un lavoro che lo rendesse libero di fare le sue scelte e di creare la sua famiglia. Fu così che, nell’anno in cui il mondo assisteva al primo collegamento in mondovisione, a Tivoli la vita di Gaetano, sua moglie Franca e del piccolo Filippo venne allietata dalla nascita di Grazia. Passarono solo pochi anni, durante i quali nacquero due fratellini gemelli e una sorellina minore che Gaetano, spinto dal desiderio di dare la stessa opportunità di libertà e di cultura ai propri figli, decise di tornare a Roma con la sua famiglia e di frequentare il magico ambiente della Dolce Vita tra via Veneto e via Margutta.
Sebbene il padre avesse lasciato il suo lavoro presso l’UTET e con grande spirito di intraprendenza si fosse ricreato un futuro nel ramo assicurativo, la passione per la lettura e l’arte continuò ad essere coltivata a casa Marino e in questo ambiente crebbe Grazia. La scelta degli studi superiori fu il primo tentativo per lei di ribellarsi alle regole sociali, ma dovette adeguarsi alla volontà di suo padre che, pur essendo innovatore e pioniere, era comunque legato alle sue radici sicule e volle cercare di tenere a bada e proteggere una figlia, che già mostrava un carattere impavido e ribelle, facendole frequentare una scuola più adatta ad una fanciulla del tempo.
Tradizioni, Eleganza e Professione
La tradizionale scuola magistrale Alfredo Oriani, scelta dal padre, permise a Grazia di ricevere un’istruzione di grande livello, basti pensare che l’insegnante di lettere era la Prof.ssa Laura Ingrao, moglie dell’allora Presidente della Camera dei Deputati Pietro Ingrao.
In questi anni, in cui il corpo di una fanciulla perde le sembianze di bambina e comincia a diventare donna, l’eleganza e il gusto per la moda iniziarono a caratterizzare la vita della giovane Grazia; ma fu il suo carattere forte, il prorompente anticonformismo e la sicurezza della sua semplicità a renderla invisa alle sue coetanee. Grazia non pensava ad essere diversa, semplicemente era se stessa e fu proprio questa innocente genuinità a suscitare l’interesse di un ragazzo più grande. Non sempre veniva coinvolta dalle sue compagne di classe, pensava che non la ritenessero alla loro altezza o che non la considerassero perché non indossava lo stesso bauletto di Fendi, ma con la sua immancabile minigonna e con la determinazione di chi cammina decisa per la sua strada montava sul motorino del suo ragazzo e viveva la sua prima grande storia d’amore. A causa di questo amore ingenuamente impetuoso, ma ancora troppo immaturo, Grazia accettò di non frequentare l’università e, piegandosi ancora una volta alle consuetudini, cominciò a lavorare nell’agenzia del padre. Questo non era il suo destino, il lavoro d’ufficio non le si addiceva e nonostante la contrarietà della famiglia sposò quel suo primo amore e, disattendendo le aspettative paterne, andò a lavorare come commessa nel negozio di abbigliamento dei cognati.
Giovanissima entrò a contatto con l’haute couture, cominciò a seguire le sfilate, fare i campionari, conoscere gli innumerevoli tessuti e imparò a farsi apprezzare per il suo istinto per la moda. Riscoprì il mondo della nonna materna che aveva un atelier di moda e gettò così le fondamenta per una carriera che l’ha portata alla sua attuale professione di oggi.
Forza, Coraggio e Determinazione
La vita non è sempre un susseguirsi di tappe da raggiungere e traguardi da tagliare, i dispiaceri non sono solamente i diverbi e le invidie adolescenziali o i contrasti generazionali con i genitori. Uno dei dolori più grandi è scoprire che il proprio papà, lo stesso che innumerevoli volte si è battuto e ha protetto i suoi figli, lo stesso che sembrava inattaccabile nelle sue decisioni categoriche, non sia invulnerabile.
Grazia stava già vivendo la fine burrascosa di quel primo avventato amore, quando scoprirono che Gaetano aveva un tumore. La sofferenza per la disillusione di una storia che non era quella che aveva immaginato, l’orgoglio ferito per l’errore di aver riposto fiducia in una persona che, incurante della sincerità dei sentimenti di una giovane donna, la tradisce calpestandone la dignità, e l’insensibilità di non comprendere la paura per l’inevitabile perdita paterna, non sono nulla in confronto al dolore che si prova mentre affiora giorno dopo giorno la consapevolezza di perdere il proprio papà. Quando suo papà venne ricoverato per la seconda volta dopo l’operazione era fine ottobre, il matrimonio era ormai finito e la perdita che stava per affrontare era talmente grande che quasi anestetizzava la prima. Andava a trovare suo papà da sola, nelle ore più assurde, gli infermieri la facevano entrare perché leggevano il dolore e la disperazione nei suoi occhi. In quei giorni padre e figlia si conobbero veramente: guardavano film e parlavano molto, erano momenti in cui entrambi provavano un po’ di normalità rispetto a quell’afflizione che stavano vivendo.
Ebbe modo di conoscere che uomo di spessore fosse suo padre, di come avesse vissuto gli anni della ripresa economica a Roma, del suo legame con via Margutta, delle sue illustri conoscenze con artisti e personaggi del gossip come Barillari. Ma soprattutto ebbe la conferma dell’infinito amore di un padre verso una figlia. Seppe per la prima volta quanto fosse orgoglioso della loro somiglianza caratteriale, quanto avesse voluto proteggere la sua temeraria ma ingenua bambina e come vedesse in lei quel coraggio di sognare in grande e quella forza che le avrebbe permesso di realizzare i suoi sogni: “Azzarda, fai quello che ti rende felice, ma fallo ai massimi livelli: tu puoi.”
Era la sera della Vigilia di Natale, Grazia era andata in ospedale, portò a suo papà un profumo che lui amava, era già tardi. Prima di andare via le strinse la mano, la guardò negli occhi chiedendole aiuto come se sapesse qualcosa, quello sguardo era la muta promessa che al di là della vita e della morte l’immenso amore tra padre e figlia è per sempre. Tornando a casa era inquieta prenotò subito un taxi per la mattina di Natale alle 5, poco prima del taxi arrivò la telefonata che le condizioni di suo padre si erano aggravate; diluviava, tra le lacrime Grazia implorava l’autista di andare più veloce per un ultimo abbraccio. Non arrivò in tempo, ma quella muta promessa rimane impressa nel suo cuore, dove ogni volta ritrova sempre quella forza, quel coraggio e quella determinazione per affrontare e superare ogni avversità.
Sincerità, Bellezza e Moda
Il buio periodo che segue quegli anni è rischiarato solamente dal successo nel professionale e dalle passeggiate a cavallo nella natura. La grave perdita mise a nudo l’anima di Grazia ed emersero le sue fragilità. È nel momento in cui l’animo umano raggiunge l’acme della sofferenza che avviene la svolta e trova il modo per risollevarsi. In questi momenti bisogna essere sinceri con se stessi, negare il dolore non serve, bisogna affrontarlo, viverlo, attraversarlo. È solo così che da una sofferenza può nascere un’opportunità, un futuro migliore. La bellezza della natura è un balsamo che comincia a ridonare momenti di gioia, con la sua disarmante semplicità permette di entrare in contatto con noi stessi e così poter rimarginare anche le ferite più profonde. Il cammino non fu facile ma le parole di suo padre erano una fonte inesauribile di forza e sicurezza. Fu così che ebbe l’intuizione di azzardare con il negozio a piazza di Spagna, in qualche modo i racconti di suo padre la stavano guidando e cominciò questa sua nuova avventura tra la sartorialità della Campania, le passerelle di Firenze e le nuove tendenze newyorkesi, senza mai perdere di vista Parigi, ma basandosi soprattutto sul Made in Italy.
L’esperienza nel cuore di Roma le permise di conoscere ancora meglio il mondo della moda e di entrare in quella élite di persone che conoscono praticamente tutto dal cartamodello, alla scelta del tessuto fino alla vendita. L’ampio respiro culturale e cosmopolita del centro storico della Città Eterna la portò a conoscere e farsi conoscere dagli stilisti, dai sarti, ma anche dai clienti più esigenti che sapevano di trovare in lei un faro per la scelta del tessuto giusto e per l’abito o la cravatta adatta per l’occasione. La serenità ritrovata le permise di affacciarsi di nuovo con fiducia all’amore, un amore diverso, sicuramente più consapevole, ma, forse, anche più tenero, basato sulla fiducia reciproca e sulla dolcezza di prendersi cura l’uno dell’altra. Questo amore entrò nella sua vita in punta di piedi, conscio delle sofferenze passate le diede il coraggio di tornare in Sicilia per conoscere le sue origini e la storia di suo padre, dopo tanti anni si sentì pronta per conoscere la verità e non si fermò davanti alla paura di andarla a cercare in un posto dove la memoria umana viene facilmente cancellata, ma le mura restano salde a testimonianza di un passato che è stato, seppure nessuno ha più il coraggio di raccontarlo. Questo periodo sereno fu anche il tempo per viaggiare non solo per lavoro ma anche per aprirsi con rinnovata gioia all’esplorazione del mondo. Oltre ai viaggi di lavoro a New York, andò in California per visitare i fratelli e in Canada per sperimentare quel senso di libertà e di vitalità che si respira nei Grandi Parchi.
Sogni, Passione e Creatività
Il grande senso di libertà, la passione per la moda e le parole di suo padre che ogni tanto riecheggiavano dentro di lei le fecero ricordare un sogno: via Margutta. Quando prese la decisione di rinnovarsi completamente, ancora non sapeva i dettagli di questo sogno, ma suo padre le aveva detto di azzardare, di fare quello che la rendeva felice e a lei il negozio le stava stretto. Aveva bisogno di dare spazio a quella forza interiore creativa e creatrice, dar voce a quell’immaginazione che le permetteva di anticipare i tempi e di vedere oltre, dove tanti altri non osano guardare.
Fu così che decise di rimettersi in gioco, rinnovarsi completamente, ingegnarsi per trovare finalmente il modo di realizzare quel progetto che vede arte e moda dialogare continuamente come linguaggi che esprimono il nostro tempo e che danno voce a quelle passioni che non possono essere facilmente descritte, ma che vengono sentite direttamente dentro l’anima. La sede del suo spazio espressivo non poteva che essere la via dei racconti di suo padre, perché il legame con lui è e sarà sempre fortissimo nel suo cuore. Gli anni di esperienza nelle sfilate, nella sartorialità, nel mondo dei creativi le permisero agevolmente di mostrare le sue grandi doti organizzative per eventi di moda e non. La sua conoscenza dei processi di produzione, nonché la sua capacità di prevedere le nuove tendenze la portarono a mettere queste sue capacità a servizio di nuovi giovani talenti.
Tutto questo percorso l’ha portata a fondare Spazio Margutta, uno dei principali fashion incubator e ad essere una event planner e producer, una manager e una consulente sia per piccole realtà che per brand affermati. Il suo ingresso a Via Margutta ha dato una nuova vitalità alla strada, la vitalità che Grazia stessa ha ritrovato attraverso la gioia che prova ogni giorno nel fare il suo lavoro. In poco tempo è diventata vicepresidente dell’associazione di Via Margutta e da quest’anno sarà la Presidente della FIDAPA Sezione Roma-Federazione Italiana Donne Arte, Professioni, Affari.
Nella sua attività e nelle associazioni Grazia riversa tutta se stessa: la sua eleganza, la sua grinta, il suo senso di internazionalità e la sua filosofia basata sulla sinergia e la cooperazione. Con semplicità e determinazione riesce sempre a creare una squadra organizzata e affiatata che svolge con passione il suo lavoro offrendo sempre un prodotto unico e “ai massimi livelli”.
In conclusione siamo la nostra storia, siamo le nostre scelte e siamo perfettamente imperfetti per svolgere il nostro destino e il destino di ognuno è dare un contributo a questo mondo, se necessario, anche cambiarlo, affinché sia migliore per coloro che amiamo e per chi verrà in futuro.
Per Grazia.
Chiedermi di scrivere di Grazia è come chiedermi di scrivere di una sorella: si può scrivere di una sorella senza cadere nella banalità?
Grazia rappresenta questo: la sorella maggiore che non ho mai avuto, l’ideale da seguire, l’esempio che non potrò mai eguagliare, un porto sicuro dove tornare e una persona sempre pronta ad ascoltarmi e a proteggermi, anche da me stessa.
Grazia è sempre stata nella mia vita. In realtà ricordo bene il momento in cui l’ho conosciuta, la prima volta che l’ho incontrata non ero piccolissima ero già al liceo, eppure, se adesso penso al rapporto che ho con lei, immagino che mi abbia tenuto in braccio come una sorella di 10 anni più grande che gioca a fare la mamma con la sorellina piccola; per il senso di protezione che mi dà questa immagine mi sembra di conoscerla da sempre.
Grazia per me è la persona della quale andare, non solo per i consigli per l’abbigliamento, ma ogni volta che ho bisogno di un consiglio sincero; è anche la persona che ho chiamato quando per la prima volta sono stata scippata.
Sembra piccola e delicata, ma possiede una grinta incredibile che riesce a trasmettere facilmente a chi ha intorno. Sembra fragile e molto calma, ma quando percepisce il pericolo per le persone che ama, allora diventa una furia inarrestabile in grado di intimorire chiunque le sia davanti e riuscirebbe a piegare persino il più efferato avversario. Non l’ho mai vista usare la forza bruta o la violenza, ma sono convinta che, in caso di vero pericolo, sarebbe capace di affrontare e sconfiggere un esercito intero se solo provasse a minacciarmi.
Grazia è la migliore amica alla quale puoi dire tutto: ti vorrà sempre e comunque bene, non ti giudicherà per quello che hai fatto, ti rimprovererà se sbagli, ma anche l’errore più grande con lei può essere affrontato e a volte corretto e trasformato in un nuovo punto di forza.
Chiedermi di parlare di Grazia è difficile, perché per me è così tante cose che subito l’ammirazione prende il sopravvento e dice “non sarò mai magra come lei”, “non sarò mai brava come lei”, “non avrò mai il suo carisma”, “non sarò mai in grado di far sentire bene chi ho intorno come fa lei”…e, mentre questa voce interiore parla, cresce la consapevolezza che al mondo nessuno mi accetterà mai quanto mi accetta lei e che nessuno mi farà sentire così capace come fa lei.
Grazia è la mia amica del cuore e la sorella della mia anima.
* Cristina è Docente e direttrice del semiconvitto Istituto Giuseppe De Merode di Roma