di Marina Perzy
Sembra il titolo di un film, ma in realtà è il nostro film. Ogni fine settimana si decide di che colore saremo e tutto è condizionato da che colore siamo, non da quale portiamo!
Un ologramma, un sogno irreale, immersi in un grigio/nero ma usiamo il rosso, il giallo e l’arancione nelle parole, nelle definizioni, nelle scadenze, nelle regole del fare o non fare, conversazioni surreali ma pur vere. “ Siamo ancora rossi ma forse da venerdì torno arancione, così passo a trovarti ”. “ Ciao Lisa un caffè lo prendiamo, anche se in piedi fuori dal bar, tu sai se si può in arancione, altrimenti visto l’RT in miglioramento da domenica si torna gialli, aspettiamo?”
Negozi assaliti da telefonate, per sapere di chiusure e aperture continue, errori di dati trasmessi, multe a commercianti, ai clienti e ai dipendenti per aver dimostrato e mangiato la pizza al tavolo. Scoprendo poi che quella settimana potevano essere aperti. Aspettare il venerdì, per capire se potremo fare le commissioni del sabato, o la domenica uscire dalla regione per una gita o per trovare un parente. Sentirsi depressi a seconda la regione in cui si vive, secondo il colore della graduatoria settimanale.
L’economia sta pagando un prezzo altissimo, ma è lo stato psicologico e mentale quello che deve preoccupare e che a volte se ne accenna, ma sono le persone che stanno combattendo una guerra che seppur a colori e pur sempre una pandemia con la quale bisogna convivere, ma ci si chiede se fa peggio l’insicurezza e il caos della gestione di uno stato che è in crisi, una campagna mediatica pazzesca per i vaccini, che però poi non arrivano le quantità previste, quasi trecentomila dosi in meno; oltre al secondo richiamo in rischio, entrano in campo aziende estere (Cina e Russia) che si spartiscono eventuali nuovi contratti.
L’unica speranza è che per una volta si riesca ad avere la fornitura in casa con il vaccino ReiThera. Il fuxia lo regala la primula dall’Architetto Boeri, un bel colore per rinascere meglio, peccato non ci siano i soldi per questi padiglioni, bandi e costi fuori tempo, ma ben pubblicizzati! Tante le cose che si pensavano fossero certe, e non intendo parlare dei banchi con le rotelle, quelli li abbiamo visti e anche le scuole chiuse; anche le mascherine ne abbiamo viste di tanti tipi e quasi tutte made in Cina, ora quella che ha avuto un successo notevole, l’U -Mask Londra e poi made in Italy dopo mesi di vendita e indossata da migliaia, ora è sotto accusa di non essere così protettiva. Io stessa l’ho comprata in farmacia e come dispositivo medico con costo molto maggiore delle solite FFP2, grigia un colore per tutto! Se ci fosse il Carnevale, i costumi sarebbero d’ispirazione vichinga come il travestimento di alcuni americani mentre assaltavano il luogo per eccellenza della democrazia. Tornando ai colori novità in arrivo, l’introduzione del colore bianco a indicare una zona non particolarmente a rischio, ma da l’idea, la sensazione, di non contare e di essere trascurati. Il bianco però si sa è come il nero e va su tutto, e ho sentito parlare anche di marrone. Che dire, siamo il paese della moda, della bellezza, della creatività e quindi chi ha deciso di usare i colori per dividere l’Italia – si spera solo momentaneamente – lo abbia fatto pensando di colorarla e rendere il nostro quotidiano, una questione di nuance così da scordare la morte e il dolore, di chi sta facendo più soldi, di chi è diventato povero, di chi si uccide per disperazione, insomma di illuderci che sia quasi un gioco; dove la vittoria sia esser tutti dello stesso colore, possibilmente nessuno.