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martedì 23 Aprile 2024
Il Pensiero LiberoIl Convitato di pietra al tavolo della nuova politica

Il Convitato di pietra al tavolo della nuova politica

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Convitato di pietra è un’espressione metaforica, piuttosto ricercata e utilizzata soprattutto nel linguaggio giornalistico, che indica semplicemente una presenza incombente ma allo stesso tempo invisibile, impalpabile e muta e conseguentemente piuttosto inquietante e imprevedibile.

Al tavolo della politica, soprattutto occidentale, le cui sedie sono da sempre occupate dall’Individuo, dalla Società e dallo Stato v’è ora un Convitato di Pietra, il Potere finanziario, minaccioso e ostile a tutti i presenti. Il Convitato di Pietra schiaccia l’Individuo, impedendogli l’esercizio della libertà; inquina la vita della Società rendendola sempre più povera e priva di iniziative; tende costantemente a minare la credibilità e la forza dello Stato, per evitare che possa porgli bastoni tra le ruote.

La presenza del Convitato di Pietra è avvertita da tutti, ma nessuno ne parla, come avviene per i fantasmi. Fuor di metafora, il peso del sistema bancario e creditizio sulla vita: dei cittadini, della collettività e delle strutture pubbliche, è diventato, nel millennio appena iniziato, enorme e prevaricante. Esso rischia di mortificare duramente la vita individuale, di disgregare e di annullare quella sociale e di rendere impotente o irrilevante quella statale.

convitato di pietra
Convitato di pietra

Come?
L’interesse dei “padroni del credito” è data dal bisogno che dello stesso hanno individui e imprese: un’attività industriale claudicante rappresenta l’optimum per i banchieri. Come provocare la “zoppìa” senza che i passi a sghimbescio o l’inadegutezza del bastone conducano al burrone? Da un lato, “finanziando” (e chi può farlo meglio dei finanzieri?) movimenti ecologisti, ambientalisti, sindacali che rendano più difficile la vita delle imprese, costringendole a chiedere credito. Dall’altro pagando i “politici” per fare realizzare misure di “austerità” che consentano di destinare i soldi dei contribuenti al ripiano degli eventuali deficit delle banche e sostenendo il traffico umano di lavoratori a basso costo che aiutino le imprese a non precipitare o almeno ritardare la caduta nel baratro.

Lo Stato è il terzo commensale da distruggere o ridimensionare. Qui il lavoro dei finanzieri diventa più complesso. In aiuto e a sostegno v’è, in primo luogo, la globalizzazione e la sottrazione di sovranità (soprattutto finanziaria e territoriale) ai vari Stati dell’Occidente. In secondo luogo, v’è la perdita di credibilità della classe politica, ottenibile attraverso marchingegni elettorali truffaldini e terrori diffusi di iniziative giudiziarie che riescano a tenere lontane dalle stanze dei bottoni persone “per bene” e competenti. In terzo e ultimo luogo il finanziamento di movimenti di piazza, tanto cervellottici quando minacciosi, per “disturbare il manovratore” o chi si appresta a esserlo.

E’ in questa chiave che possono essere lette le discese in piazza dei “gilet gialli” in Francia e dei “grillini” (prima)e delle “sardine” (poi) in Italia, degli “indignados” e dei “catalani” in Spagna.
Naturalmente, la più grossa e ingegnosa operazione dei Finanzieri è stata quella di “acquistare” (absit iniuria verbis) il sostegno e il consenso della gauche occidentale al completo (Democratici statunitensi, Laburisti inglesi, Cristiano-sociali e socialdemocratici euro-continentali).

Domanda inquietante: Quidde i liberali?
Nulla quaestio per i liberali anglosassoni. Figli dell’empirismo pragmatico inglese, lontani dalla fumisterie universalitiche degli assolutisti, religiosi o filosofici, del Vecchio Continente hanno sempre saputo come avversare con forza le aberrazioni politiche nascenti dagli idealismi post-platonici: fascismo e comunismo e contenere gli eccessi fideistici dei cristiani, cattolici e protestanti luterani. (I grandi leader del liberalismo anglosassone, mentre quelli euro-continentali si piangevano addosso, inneggiando a falsi e bolsi ideali astratti, annientavano il nazismo in Germania e riducevano alla resa il comunismo in Unione Sovietica).

Oggi, contro il tentativo di annullare ogni forma di libera iniziativa economica a causa del cappio posto dalle Banche agli investimenti produttivi (e ciò al fine di favorire il capitalismo monetario che riesce a fare più ricchi i ricchi) il liberalismo anglosassone (Trump e Johnson), non se ne sta con le braccia conserte a subire l’oltraggio ai principi cardini della libertà degli individui e dell’integrità delle collettività liberamente organizzate e sta reagendo adeguatamente.

Mala tempora currunt…, per i liberali Euro-continentali, per i quali lo stesso termine “liberalismo” appare inadeguato. Non può nascere alcuna idea di vera libertà in un “corpo” che ha in sé il cancro dell’idealismo assolutistico tedesco, figlio non tanto spurio di quello autoritario e illiberale di Platone.

Oggi i liberali nel Vecchio Continente sono presso che scomparsi e i pochi superstiti sono caudatari dei democratici statunitensi, dei cristiano-sociali di varia denominazione e dei socialdemocratici (tali ab origine o post-comunisti) e nemici feroci dei conservatori anglo-americani. Mala tempora currunt….et peiora parantur, completando il motto di Marco Tullio Cicerone.






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