lunedì 23 Dicembre 2024
Il Pensiero LiberoIl Coronavirus e la faziosità italiana

Il Coronavirus e la faziosità italiana

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Tutto va ben, madama, la Marchesa” canticchiava mia nonna e credo che la stessa filastrocca sia stata alla base dell’ottimismo di tanti miei amici e conoscenti che, nel rispondere cortesemente, alle mie provocazioni on line mi comunicano tutto il loro equanime entusiasmo sia per i tanti tamponi usati in Lombardia sia per quelli non utilizzati in Germania (da cui – si dice – sarebbe partito il contagio in Europa) e in Francia (che però, i “cugini” d’Oltralpe, secondo informazioni imprecise, perché evidentemente riservate, si starebbero attrezzando per usarli). In tanto ottimismo, però, non manca un’eccezione. E’ sempre nel mirino l’odiato Trump, ritenuto dai cattolici ferventi una novella reincarnazione di Satana. A loro dire, il Presidente americano vieta i controlli negli USA e si oppone ad altre misure di contenimento del morbo (il divieto di voli da e per l’Europa sarebbe, per i nemici della sua chioma cotonata, soltanto un “pannicello caldo”).

In tempi drammatici, l’ironia non incontra il favore della maggioranza, giustamente preoccupata di cose ben più serie, ma può contribuire a rendere più leggero il racconto di ciò che ci sta “piovendo” addosso.

Può aiutarci per sottolineare, ad esempio, la diplomazia del Coronavirus che conoscendo e rispettando, verosimilmente, le gerarchie dell’Unione Europea, ha fatto la sua prima visita alla Germania e alla Francia ed è giunto in Italia solo in terza battuta.

Non immaginava, naturalmente, di trovare proprio sulla Penisola una situazione di accoglienza tanto più favorevole e diversa da quella dei due primi Paesi.

La nostra meravigliosa Penisola è diventata, anche grazie alle nostre consuete diatribe politiche, nel giro di un tempo brevissimo, il primo focolaio Europeo e il secondo nel mondo. Un risultato che non era stato raggiunto neppure nella Corea del Sud, pur vicinissima alla Cina. I voli da Pechino e da altre città cinesi hanno consentito il nostro “sorpasso”.

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La nostra meravigliosa Penisola è diventata, anche grazie alle nostre consuete diatribe politiche, nel giro di un tempo brevissimo, il primo focolaio Europeo e il secondo nel mondo

Il Coronavirus e la faziosità italiana

Qualche mio lettore ha criticato, anche, la gestione della comunicazione in Italia e gli va dato atto di avere messo il dito sulla piaga. Nessuno strumento mass-mediatico tradizionale (giornali e radiotelevisione) ha sottolineato, infatti, che:

1) Gli espliciti e reboanti proclami governativi di non voler “chiudere” i voli dalla Cina hanno avuto un’accentuazione “buonista” assolutamente non appropriata alla circostanza. Era ben vero che ciò aveva incontrato l’ovvio favore di tutti quegli abitanti del Bel Paese (ancora tanti), comunisti duri e puri, che, fin dagli anni Sessanta-Settanta (come nel film di Marco Bellocchio “La Cina è vicina”) avevano visto nella gioventù italiana, allora maoista, la sola speranza di riscatto da un gauchisme divenuto, ormai, sullo Stivale, del tutto imborghesito, se non imbolsito e flaccido, ma il motto oraziano: est modus in rebus doveva suggerire un’enfasi minore. Naturalmente un po’ d’amarezza l’aveva provocata la notizia della chiusura dei voli da e per l’Italia disposta dalla Cina quando il boom italiano dei casi di coronavirus era divenuto ancora più clamoroso.

2) L’Italia era sull’orlo di una crisi di governo per le minacce di Matteo Renzi che, spada in resta, ingiungeva a Giuseppe Conte di lasciare la poltrona e soltanto il Coronavirus lo aveva indotto a più miti consigli. E ciò anche per la paura di apparire “razzista”, data l’origine cinese del morbo. Le Istituzioni, d’altronde, avevano fatto di tutto per isolare, agli occhi della pubblica opinione, il contradaiolo toscano. Il Gotha politico italiano, nelle sue più qualificate espressioni, si era cimentato in una gara nobile di buoni e pii sentimenti. Si era fatto ritrarre o teleriprendere in compagnia di numerosa gente di etnie orientali (soprattutto bimbi e anche a distanza inferiore al metro). I reprobi o riottosi all’apertura verso i cinesi erano stati redarguiti in alto loco e la stampa era stata concorde e unanime nell’unirsi alla condanna. Quando, improvvidamente, un governatore leghista aveva accennato alle abitudini culinarie dei cinesi di mangiare topi (qualche esperto di cucina cantonese precisava che avrebbe potuto aggiungere anche i serpenti, altri animali e soprattutto il cervello crudo delle scimmie, messo a nudo con un colpo di scimitarra bene assestato alla testa dell’animale, incastrata al centro del tavolo della mensa; e ciò, in base all’idea, considerata “dominante” in quel paese, secondo cui tutto ciò che vive è commestibile), “apriti cielo”! Il pericolo che il “razzismo” potesse trionfare in Italia, a causa di un’anticipata chiamata degli Italiani alle urne con un’eventuale, temuta vittoria della Lega, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Tutto il “benpensantismo” italiano si era ritrovato insieme (anche se alla prescritta distanza di un metro) per inneggiare al Governo in carica e augurargli lunga vita.

Non vi è dubbio che sarà questo l’esito come è certo che nessuno potrà toglierci il primato di esserci fatti governare, in una circostanza drammatica per tutta l’umanità, dai politici più pasticcioni e confusi dell’intero Pianeta.

A parte i dati (incontrovertibili) taciuti (secondo l’opinione espressa nel’email che ho ricevuto) nella “gestione della comunicazione” sono mancate sui mass-media tradizionali riflessioni di natura più “filosofica”.

  • Nessuno ha osservato, infatti, che: La democrazia negli attuali Stati-membri dell’Unione Europea non è più quella considerata da Winston Churchill “la migliore forma di governo del mondo per mancanza di altre” ma è profondamente cambiata. Essa non è più libera di fare scelte anche vitali per ciascun Paese che non siano condivise da tecnocrati da nessuno eletti; non può contare, se non in misura minima, su una stampa e una radiotelevisione non controllate, attraverso i vertici dell’Unione Europea, dal sistema finanziario di Wall Street e della City; deve accettare che a governarla siano cosiddetti o sedicenti leader,selezionati e coltivati in vitro a Bruxelles e catapultati dal nulla sulla testa di elettori (che, peraltro, non sono quelli anglosassoni capaci di analisi pragmatiche e “voti di pancia” autonomi e coraggiosi, come hanno dimostrato la Brexite l’elezione di Trump).
  • La difficoltà di decidere misure adeguate a tamponare situazioni come quella creata dal coronavirus deriva da circostanze che nessun governo democratico dovrebbe considerare insuperabili soltanto perché provengono da una parte politica che sta all’opposizione (nel nostro caso: governatorati leghisti). E ciò, nel caso specifico, anche se adottarle e fermare la pandemia potrebbe significare cedere punti nel consenso popolare. Se ciò, da chi sta oggi in sella, è considerato peggio del coronavirus, torna di attualità il motto Dantesco: Perdete ogni speranza!

P.S. Nel momento di trasmettere la nota apprendo che un altro mezzo passo avanti è stato fatto. Cambio il motto: Meglio poco e tardi che niente e mai.

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