venerdì 22 Novembre 2024
Il Pensiero LiberoIl Coronavirus, Toto Cotugno e l’Italiano vero

Il Coronavirus, Toto Cotugno e l’Italiano vero

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Con uno scritto on line, Roberto Buffagni descrive e illustra “due diversi stili strategici di gestione dell’epidemia” mettendoli “a confronto”

Non lo seguirò nella individuazione da lui fatta dei Paesi che, a suo giudizio, avrebbero seguito l’uno o l’altro modello, perché mi sembra che la confusione sia “sovrana” in Italia ma almeno “principesca” altrove (almeno in Europa). Seguirò l’analisi nella sua valenza astratta e teorica.

Buffagni, dopo avere precisato che possono enuclearsi  due distinti e diversi stili strategici fin qui seguiti dalle Nazioni, fa seguire all’esame di  entrambi le sue considerazioni di natura etica e politica.

Il Coronavirus, Toto Cotugno e l’Italiano vero
Il Coronavirus, Toto Cotugno e l’Italiano vero

E così, in sintesi, procede:

Stile n. 1.  Non si contrasta il contagio e si punta tutto sulla cura dei malati. 

Considerazioni: la scelta è ispirata al calcolo costi/benefici e conduce al “sacrificio” di una parte della propria popolazione (più o meno ampia, secondo le capacità di risposta del proprio servizio sanitario nazionale); evita i costi economici elevati che il contenimento impone; allevia i costi del sistema pensionistico (per i defunti anziani) e dell’assistenza sanitaria e sociale nel medio periodo; innesca un processo economicamente espansivo grazie alle eredità (sempre dei defunti anziani), favorendo i giovani; accresce la potenza economica dei paesi che l’adottano a danno degli altri

Sul piano delle libertà, questo modello non richiede alcuna misura di restrizione personale nella vita quotidiana, corrispondendo a uno stile strategico squisitamente bellico in cui gli altri sono ritenuti non avversari ma nemici (e si sa che la guerra è quella che è!)  

Stile n.2.  Si contrasta strenuamente il contagio, contenendolo il più possibile con provvedimenti energenziali di isolamento della popolazione. 

Considerazioni: la scelta è ispirata al carattere spiccatamente comunitario dei vari paesi, al dichiarato profondo rispetto per i vecchi, alla sensibilità contadina per la famiglia assorbita dal cattolicesimo controriformato, al pacifismo delle sinistre comuniste, del mondo cattolico oltre che delle dirigenze liberal-progressiste dell’Unione Europea, nonché  alle preoccupazioni elettorali accentuate dalla proliferazione dei centri decisionali (Stato, Regioni, Comuni), alla forma mentis che induce a scegliere sempre la linea di maggior favore popolare, soprattutto se indotta dalla paura.  

Sul piano delle libertà, l’applicazione di misure severissime, vicine a quelle dittatoriali (quasi da forze armate) comporta una grave restrizione delle libertà personali.

Fin qui l’articolo di Buffagni che, però, contiene anche sua personale assegnazione dei vari Paesi all’uno o all’altro dei due stili strategici. Mentre al primo “stile” egli assegna, senza esitazioni, il Regno Unito di Gran Bretagna; al secondo con molte differenziazioni assegna la Cina, la Corea del Sud e gli Stati membri dell’Unione Europea.

Il lettore che si chiede quale sia la scelta dell’autore trova questa frase conclusiva:

Concludo dicendo che sono contento che l’Italia abbia scelto di salvare tutti i salvabili. Lo sta facendo goffamente e non sa bene perché lo fa: ma lo fa. Stavolta è facile dire: right or wrong, is my country”.

Il Rebus per il lettore non può dirsi, quindi, per niente sciolto e il dubbio sulla validità maggiore dell’uno o dell’altro “stile” permane più forte di prima. 

La mia opinione: Se è indiscutibilmente vero che nessuno è in grado, al momento, di dare una risposta razionalmente convincente su quale sarà lo “stile” vincente,  alcune cose, però, possono dirsi, facendo leva su di un elementare buon senso.

La prima è che mentre lo spirito di libertà, di autonomia e d’indipendenza degli Inglesi è a prova di Storia, come la dimostrazione del loro coraggio nell’affrontare le maggiori avversità (Winston Churcill e seconda guerra mondiale docent) altrettanto non può dirsi né della Cina di Mao e dei suoi successori né dell’Europa continentale che nel “Secolo Breve” ha prodotto le dittature più orrende dell’umanità e la paura giù capillarmente diffusa tra le popolazioni. Si aggiunga che, mutatis mutandis,  oggi è succube di tecnocrati  (mai da alcuno votati) che riescono a imporre agli Stati membri dell’Unione Europea restrizioni che  impediscono loro, con le loro regole finanziarie di blocchi e austerità, di avere servizi sanitari soddisfacenti; così come altri servizi e strumenti infrastrutturali, propri di un Paese evoluto e civile.

La seconda è che le misure che stiamo subendo sulla nostra pelle per bloccare un contagio che, invece, continua in modo imperterrito a crescere  hanno risvegliato tutti gli italici assolutismi di cui paradossalmente il più blando sembra essere quello cattolico (il Papa che passeggia, violando le regole, a via del Corso ne è una prova!) se è vero, come è vero che i comunisti sembrano avere recuperato la loro fama di “duri e puri” e i tra i nostalgici di passati rigori c’è la minaccia di instaurare il “coprifuoco”!

Conclusione: Quando tra qualche mese (o ancora di più) avremo consapevolezza di quale dei due stili sarà risultato il migliore, anche Buffagni potrà decidere se cantare God save the queenLasciatemi cantare con la chitarra in mano di Toto Cotugno.

Dalla Rubrica “Il Pensiero Libero”:
Usciranno dal caos del coronavirus gli Stati Uniti d’Europa?
Il coronavirus e la faziosità italiana






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