Il “dopo-coronavirus” rischia di essere peggiore della pandemia, se sono vere alcune notizie su nomi e personaggi fatte circolare in questi giorni.
Un’ipotesi è che ciò sia stato fatto al fine di sondare le possibili reazioni della gente.
Un’altra ipotesi è che si siano voluti spaventare gli Italiani, facendo balenare l’ipotesi di un governo ancora più disastroso di quello in carica.
Occorre, quindi, non darsi carico delle notizie fatte trapelare in questi giorni e cercare di affrontare razionalmente il problema senza farsi prendere la mano dalla emozionalità che in politica è sempre una cattiva consigliera.
Agli Italiani dovrebbe essere chiaro che tra gli uomini politici del nostro passato e del nostro presente ve ne sono alcuni cui si può e si deve duramente addebitare la responsabilità di averci spinti nel baratro delle regole che ci hanno portato alla crescita-zero.
Ve ne sono, poi, altri la cui colpa è stata quella di non avere avuto idee sufficientemente chiare su ciò che succedeva e di non averle ancora su ciò che bisogna fare per risalire la china.
Ve ne sono altri, infine, cui si può imputare di non avere il coraggio di dire senza reticenze o senza prudenze eccessive le loro opinioni.
Il discorso deve essere esplicito sino alla brutalità, perché i fatti avvenuti sono fin troppo chiari nella loro crudezza. Basta rileggere anche solo i titoli della stampa degli anni passati.
Verso la fine degli anni Novanta l’Italia era considerata la quarta potenza industriale del mondo e la lira era una moneta che incuteva timore. Le esportazioni andavano a gonfie vele in tutti i settori in cui eravamo impegnati e la bilancia dei pagamenti era in forte attivo. Francia e Germania se la passavano male e cercavano uomini politici italiani da sedurre per favorire i loro interessi.
Dopo l’adesione all’Euro (già di per sé disastrosa per il cambio impostoci dal governo Prodi) il Paese cominciava a precipitare nel baratro, senza mai più riprendersi. Tutti gli indici si erano alterati in peggio, a vantaggio di Francia e Germania che prima dell’Euro stavano peggio di noi (anche qui, i titoli dei giornali dell’epoca sono chiari).
Tutti i cosiddetti “Europeisti” di allora e di oggi dovrebbero dare agli Italiani delle spiegazioni circa i loro entusiasmi avuti e soprattutto circa la loro persistenza attuale.
Allora? Si parla di un nuovo nocchiero per la nave “Italia”.
Se il “navigatore” cui affidare la nave (attualmente pilotata in modo scordinato da una Armata Brancaleone che farebbe opera meritoria a mettersi volontariamente da parte) è sulla stessa linea dei leader politici che ci hanno messo nelle mani delle signore Ursula Von Der Leyen e Christine Lagarde e ciò per tacere degli italiani, per carità di patria) è bene dirgli subito: no grazie!
Se dovesse fare (e non per palese calcolo furbesco) un discorso diverso e decisamente contrario alle attuali linee di governo dell’Unione Europea, allora bisognerebbe chiedergli di mostrare le carte che pensa di avere in mano. Se, infatti, pensasse di fare attuare un programma di risveglio e di riscatto da vecchie “cariatidi” ben note agli Italiani, per i loro disastrosi trascorsi governativi, bisognerebbe dirgli ancora: Grazie per il bel programma ma con la compagine indicata non si andrebbe da nessuna parte; quindi ancora una volta: grazie no!
Se, infine, dovesse dire: difenderò il Paese contro chi l’ha ridotto in brandelli e vuole continuare a farlo con mezzi ancora più brutali e per farlo mi avvarrò di una compagine governativa in cui tutti siano, chiaramente e senza riserve, orientati in questa direzione (perché nessuno ha un passato di servilismo verso l’Unione da farsi perdonare) si potrebbe dire: grazie sì! ma guai, però, a chiudere gli occhi. L’attenzione dovrebbe acuirsi ed essere volta a evitare che siano imbarcati vecchi arnesi suggeriti non solo dai partiti che in Europa hanno sempre avuto una posizione sostanzialmente subordinata ai tecnocrati di Bruxelles ma anche da quelli che sono stati contrari a quei burocrati per rivendicazioni nazionalistiche simili a quelle degli anni Trenta.
In definitiva, per un governo di salute pubblica la lontananza da ogni partito politico dovrebbe essere la condizione assolutamente indispensabile, pur essendo l’azione da svolgere eminentemente politica.
Un conto, infatti, è avere una visione politicamente chiara; altro conto è servirsi della politica come mestiere per sbarcare il lunario.
C’è una nota positiva da ricordare: il terrore mediatico-giudiziario ha tenuto lontani dalla vita politica i migliori galantuomini di questo Paese.
Richiamarli, per un periodo limitato, a occuparsi della nostra disastrata res publica equivarrebbe, nella sostanza, all’appello che si è fatto ai medici per risolvere i problemi della pandemia.