Nel nostro Paese la previdenza obbligatoria è destinata a calare, quella complementare a crescere, ma solo 9,4 milioni di lavoratori, pari a 1/3 dei complessivi, tutelano il proprio futuro con una pensione integrativa (dati 2022).
Se i Fondi pensione (chiusi, aperti, preesistenti, PIP – Piani individuali pensionistici) sono caratterizzati da una forte concentrazione, nella bancassurance Generali asseconda meglio la tendenza con 19 mld euro di Riserve Previdenziali nel 2022 (25,8% del mercato) rispetto alle Riserve Vita (148,3 mld, 20,7% del mercato), delta +5,1% della quota di mercato della Previdenza rispetto al Vita.
Seguono Poste Vita (10,8 mld Riserve Prev., 14,7% del mercato vs 142,7 mld Riserve Vita, 19,9% del mercato) e Intesa Sanpaolo (8,4 mld Riserve Prev., 11,4% del mercato vs 136,5 mld Riserve Vita, 19,1% del mercato).
Tra le banche reti di consulenti finanziari spicca Mediolanum (4,9 mld Riserve Prev., 6,6% del mercato vs 24,8 mld Riserve Vita, 3,5% del mercato). È quanto si evince dalla ricerca “Il mercato della Previdenza complementare in Italia”, realizzata da Excellence Consulting.
Nella prima parte lo studio della società milanese, che elabora dati Ania, Covip e Ivass al dicembre 2022, si sofferma sulla previdenza complementare, nella seconda su quanto sta facendo il canale distributivo. Dal 2021 al 2022 in Italia le forme pensionistiche complementari aumentano del 5,4% e riguardano 9,24 mln di lavoratori (1/3 del totale). Le contribuzioni medie più elevate si osservano in Lombardia e nel Lazio, con rispettivamente 3.350 e 3.010 euro, tallonano Emilia-Romagna con 2.920 e Piemonte con 2.810 euro.
Ad espandersi maggiormente dal 2021 al 2022 sono i Fondi pensione negoziali (+9,9%, iscritti 3,7 mln), che precedono i Fondi pensione aperti (+6%, iscritti 1,79 mln), Fondi pensione preesistenti (+4,4%, iscritti 0,65 mln), Nuovi PIP – Piani individuali pensionistici (+2,4%, iscritti 3,53 mln), Vecchi PIP (iscritti 0,31 mln).
La fotografia dei player per categoria evidenzia una concentrazione elevata del mercato. I primi 7 Fondi pensione negoziali (Cometa, Fonchim, Fonte, Laborfonds, Fondenergia, Fondoposte, Fopen) sommano il 32% degli iscritti e il 59% del patrimonio (36.164 mln vs 61.101 totale mercato).
I primi 7 Fondi pensione preesistenti (Previndai, Fondo Pensione Contribuzione Definita Intesa Sanpaolo, Fondo Pensione Contribuzione Definita Unicredit, Fondo “Mario Negri” Aziende commerciali/spedizione/trasporto, Previp, BCC Fondo Pensione, Previbank) il 64% degli iscritti e il 69% del patrimonio (38.534,8 mln vs 56.160 totale).
I primi 7 Fondi pensione aperti (Arca, Intesa Sanpaolo Vita, Fideuram Vita, Amundi, Allianz, Azimut, Generali) il 57% degli iscritti e il 59% del patrimonio (16.677,5 mln vs 28.047 totale). I primi 7 Piani individuali pensionistici (Poste Vita, Generali, Alleanza Assicurazioni, Mediolanum, Allianz, Unipolsai, Gamalive) il 76% degli iscritti e il 78% del patrimonio (35.626,4 mln vs 45.492,2 totale).
Il punto chiave della ricerca è il passaggio in cui si verifica come le principali banche e assicurazioni nazionali soddisfino la domanda di previdenza complementare. Per fare questo Excellence confronta le quote di mercato nelle polizze Vita tradizionali (Ramo 1, Unit Linked, Unite Linked a capitalizzazione etc.) con quelle nella Previdenza integrativa (PIP – Piano individuale pensionistico e FPA – Fondo previdenziale aperto).
Se è vero che la sola Generali esprime una quota di mercato Previdenziale (19 mld, 25,8% del mercato) superiore a quella Vita (148,3 mld, 20,7% del mercato), delta +5,1%, ulteriore potenziale di crescita mostrano Poste Vita (10,8 mld nella Prev., 14,7% del mercato vs 142,7 mld nel Vita, 19,9% del mercato) e Intesa Sanpaolo (8,4 mld nella Prev., 11,4% del mercato vs 136,5 mld nel Vita, 19,9% del mercato). Per completezza da segnalare Allianz (5,1 mld nella Prev., 6,9% del mercato vs 52,3 mld nel Vita, 7,3% del mercato) e Unipolsai (7,1 mld nella Prev., 9,7% del mercato vs 38,5 mld nel Vita, 5,4% del mercato). Tra le banche reti, interessante il dato di Mediolanum, che registra 4,9% mld nella Prev., 6,6% del mercato vs 24,8 mld nel Vita, 3,5% del mercato).
“Dal 2020 al 2050 – afferma Maurizio Primanni, ceo di Excellence Consulting – il tasso di sostituzione lordo della previdenza obbligatoria decrescerà dal 71,7% al 58,4% nel privato e dal 54,9% al 46,7% tra gli autonomi (dati Ragioneria generale dello Stato), ma la previdenza complementare in Italia è ancora in stallo: le forme previdenziali integrative nel nostro Paese rappresentano alla fine del 2022 meno del 10% del Pil, in UK oltre il 100% e nei Paesi Bassi più del 200%. La nostra ricerca dimostra che, se da un lato c’è consapevolezza, sia da parte dei lavoratori della necessità di tale scelta, sia da parte dei distributori – in particolare Generali, Poste Vita e Intesa Sanpaolo, e Mediolanum tra le reti, – delle grandi potenzialità di questo mercato, dall’altra parte c’è l’opportunità di accelerare nei processi di crescita, migliorando i modelli organizzativi e gli approcci commerciali dedicati alla previdenza.”