venerdì 22 Novembre 2024
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Il segreto della semplicità

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Mi capita di conoscere ogni tanto una persona che mi colpisce per la semplicità e la positività con cui affronta fatti e situazioni umane. Quasi sempre è un cristiano. Non è partigianeria dire così. Il cristianesimo semplifica la vita interiore e conferisce coraggio e chiarezza di giudizio.

Qualcuno potrà dire che ha conosciuto in ambienti clericali personalità non semplici. Ma, senza giudicare nessuno, bisogna distinguere fra chi ha un reale rapporto con Dio da chi, alle volte per fini personali, bazzica in ambienti ecclesiastici. Tutti noi abbiamo presente predicatori che si esprimono con parole che arricchiscono e fanno vibrare l’animo. Si potrebbero fare esempi concreti. E’ evidente che lo Spirito Santo quando c’è si fa riconoscere.

Signore perché quando sono vicino a Te mi semplifico? Si annullano tutte le complicazioni? Riesco ad accettare situazioni incresciose con animo leggero? Perché Tu sei l’Unico Necessario. La scena di Gesù con Marta e Maria mi torna continuamente in mente. Marta si lamenta perché Maria non l’aiuta a preparare il pranzo e Gesù invece la rimprovera perché Maria ha scelto la parte migliore… Forse che Maria, se fosse stata sola, avrebbe lasciato digiuno Gesù e i suoi accompagnatori? No. Avrebbe preparato, ma a tempo debito. Quando c’è Gesù bisogna stare ad ascoltare. Fare altro significa meritare un rimprovero perché la “parte migliore” va riconosciuta e valorizzata. Io sono come un bambino che si distrae ma, con pazienza, mi devo “portare” ad ascoltare Gesù, a dedicare tempo a Lui.

Cristo ritratto di Tiziano del 1553 al Museo del Prado
Gesù Cristo ritratto di Tiziano del 1553 al Museo del Prado

Un modo efficace per stabilire un rapporto facile e cordiale con Gesù è confessarsi spesso. Molti vedono difficoltà nella confessione perché si parla di “peccati” e non mi piace riconoscermi peccatore. Nell’episodio citato Marta commette un “peccato” perché trascura Gesù. Penso che devo pensare al peccato non come una trasgressione che verrà ripresa da un superiore severo. Il senso vero del peccato è dato dalla frase che ripetiamo spesso: “che peccato!”. Che peccato che io pensavo ad altre cose mentre Gesù mi parlava! Che peccato lasciare che si appesantisca la mia coscienza di tanti piccoli rimorsi senza andare ad abbracciare il Padre nella confessione, come il figliol prodigo della parabola! Che peccato dimenticarmi che le cose che mi stanno a cuore devo affidarle a Gesù e stare tranquillo! Gesù pensaci tu. Ecco che la vita si semplifica, diventa luminosa perché lascio fare a Dio come un bambino che da solo non è capace di risolvere nulla. Gesù lo ha detto: “Senza di me non potete fare nulla” e invece io voglio fare il bene (ciò che credo sia il mio bene) da solo, senza di Lui.

Questa è la semplicità del cristiano. Sapere di essere poca cosa, quasi nulla, di fronte al mio gran Papà, il Padre Nostro. Non a caso la tristezza è l’alleata del nemico. Direi che ne è la puzza. Suona male ma è così: la tristezza è la puzza del demonio. Se mi rendo conto di questo, è molto più facile scoprire le trame diaboliche. Quando comincio a essere triste: zac! Qui c’è di mezzo il diavolo, colui che divide. Quando sono sereno, malgrado il dolore o la contrarietà, significa che ho in me lo Spirito del Signore, lo Spirito Santo.

Un segno che mi fa capire se sono vicino a Dio è quando sono contento per il bene di un altro. Se ho un moto di insofferenza o di invidia devo capire subito che chi si muove in me è l’egoismo. Se mi lascio guidare da Gesù tutto credo, tutto spero, tutto sopporto. E’ San Paolo che lo dice. Non sto a fare i conti se mi hanno trattato male, divento paziente e sorridente, non sto a considerare quanto ho fatto di bene senza ricevere ringraziamenti, ho stima degli altri…
Com’è bello vivere fra cristiani veri…






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