Di Luigi Fierro
Il treno della vita si è fermato, e sembra non voler ripartire.
Non c’è domenica, non c’è lunedì, o martedì, è sempre lo stesso giorno; la speranza è che questo treno possa ripartire presto. Oggi non c’è musica, non c’è alcuna melodia, ma soltanto una nota di malinconia.
In questo periodo, guardo le foto del passato, quando ero felice, tranquillo, in una inconsapevole “età dell’oro”. Vorrei rivedere i miei amici, i miei compagni di scuola, i miei professori e ritrovare nei loro occhi la spensieratezza di un tempo che aveva la capacità di farmi sentire al sicuro.
Vorrei tornare alle mie abitudini, cioè uscire con i miei amici, bere un caffè, senza la preoccupazione che il pericolo sia all’angolo. La mia più grande paura è che noi potremmo perdere la leggerezza e la spontaneità che caratterizzava le nostre azioni. Purtroppo non torneremo subito alla normalità; l’ unico modo per accorciare i tempi è rispettare le regole, il che significa rispettare se stessi e gli altri.
Da questa esperienza avremo forse più a cuore le sorti del prossimo.Abbiamo capito che siamo un unico organismo che lavora all’unisono e che per nostra natura umana abbiamo il bisogno di vivere insieme agli altri. Ad oggi la condizione dell’ uomo è come quella di un “re spodestato”, abbiamo perso il nostro trono, anzi abbiamo capito che noi non governiamo il mondo, ma dobbiamo adattarci ad esso.
Il mio speranza è che l’uomo da questa esperienza abbia capito che il nemico non è il prossimo, non è un altro Stato, e che una bomba atomica, una pistola, un muro non ci salvaguardano, non ci rendono più sicuri. La storia ci insegna che anche nel passato vi sono state epidemie, come la peste, la spagnola, la più recente Sars, ed esse sono il vero pericolo per l’uomo.
Il nostro compito è quello di prevenire queste tragedie. Non dovremo dimenticare questa esperienza, anzi raccontarla ai nostri figli, nipoti affinché la nuova generazione capisca quali sono i veri pericoli per l’ umanità.