Ci siamo! È iniziato ufficialmente il tormentone del vaccino. Con due mosse: l’annuncio che è pronto quello russo (già iniettato alla figlia di Putin) e con Conte che butta lì che da noi non sarà obbligatorio.
Ora, prima che cominci l’orgasmo mediatico e l’esibizionismo svergognato sulle piattaforme digitali, facciamoci alcune precisazioni.
Il Presidente del consiglio, nonostante sembri sovente persona ragionevole e pacata, è pur sempre un simpatizzante dei 5Stelle. Il fatto che non abbia la tessera non significa distanza dal movimento o, addirittura, neutralità.
D’altronde se la designazione a Premier fu una sorpresa per tutti, è noto invece che egli fu oggetto di un approfondito lavoro di scouting da parte di Di Maio e soci, in vista di una squadra di ministri.
Su tutte le questioni identitarie egli parte dalle posizioni ortodosse del partito per arrivare -per logoramento o per evidente praticità – a mediare e a modificare l’assunto. La sua nomea di “temporeggiatore” deriva soprattutto da questo. In vista di quando si metterà in proprio, deve dimostrare alla base del movimento la sua lealtà e vicinanza ideale.
Nella futura e ormai prossima divisione dei 5Stelle, egli rappresenterà lo stimolo ad un riordino generale del centrosinistra (compreso il riassorbimento o l’evoluzione delle due scissioni, LeU e ItaliaViva). Ma proprio per questo deve partire dalla fedeltà al movimento.
Torniamo al vaccino.
Il Premier, in occasione della pandemia, ha usato la competenza medico-scientifica a seconda delle sue convenienze. Prima totalmente e rigorosamente per far passare l’isolamento. Dopo parzialmente, pressato dall’emergenza economica.
Ora deve decidere. Sta facendo cauti sondaggi dell’opinione pubblica.
Per altro è prematuro e anche un po’ sciocco porsi in questo momento la questione. Quanti saranno i vaccini? Quali tra loro avranno la “migliore” approvazione da parte delle autorità sanitarie? A quali abbiamo riconosciuto finanziamenti pubblici (che dovrebbe significare maggiori garanzie di sicurezza e di controllo del prezzo).
E poi pietà! Non ricominciamo come in occasione delle mascherine. Prima di dichiarare obbligatorio qualcosa, assicurati che siano presenti e disponibili quantitativi non solo sufficienti ma abbondanti. Accortezza per la verità che vale anche se non obbligatorio: e se poi in tanti o in tantissimi lo vogliono volontariamente? Teniamo presente che per la prima volta nella storia, le dosi necessarie di una medicina si calcoleranno in miliardi.
Permettetemi, in chiusura qualche considerazione sociologica.
Io, per circostanze anagrafiche, sono un sessantottino, uno di quelli del “vietato vietare”.
Per tutta la vita ho combattuto, con sprezzo del pericolo (e del ridicolo), a favore delle libertà (anche quelle sbagliate).
Allora era chiaro che il nemico era il proibizionismo.
Oggi, in un’epoca in cui nessuno osa più vietare nulla, il nemico è l’obbligazionismo.
Un tempo la “tirannide” ti impediva, oggi ti costringe. Allora dicevamo sì a tutto, oggi diciamo no a tutto.
In pratica non è cambiato nulla: non ci fidiamo dell’Autorita’ e ci opponiamo alle sue decisioni. Ma prima ti comunicava semplicemente cosa potevi fare, tutto il resto era vietato, oggi in epoca di populismo e “democrazia diretta” hai l’illusione di essere tu a decidere cosa essa possa pretendere e come tu possa negarti ai suoi voleri.
Invece ogni legge è un obbligo, anche e soprattutto quelle che devono tutelare le libertà riconosciute.
In tutti i casi la tua libertà di dire sì o no deve riconoscere un limite insuperabile: non essere dannosa agli altri. Questo vale soprattutto nel caso della salute che raramente è materia solo individuale e che in caso di epidemie e contagio è sempre pubblica e collettiva.