Di Giuseppe Carro
Da sempre la lettura è molte cose. È sicuramente un modo per imparare il valore della diversità e del dialogo, a relazionarsi con gli altri e ad allargare i propri orizzonti, un mezzo tramite cui possiamo ottenere quella libertà intellettuale che solo la cultura può dare: sviluppare uno spirito critico e un’individualità che ci consente di inserirci meglio in una società civile e di poter affrontare il mondo attivamente. Insomma ci rende persone libere.
Un libro oggi, in questi giorni in cui il tempo sembra essersi fermato e ogni luogo è divenuto un deserto, è una compagnia preziosa, un’occasione e un’opportunità: ci offre la possibilità di un mondo alternativo.
Sto dedicando i giorni di questa mia quarantena alla lettura di un libro di Maryse Condè, “Io, Tituba, strega nera di Salem”, che ho capito come la “reclusione” cui siamo costretti ci possa offrire, attraverso un buon libro, una maggiore consapevolezza
Il romanzo, tratto da una storia vera, è una sorta di autobiografia di una schiava nera vissuta a Salem che venne accusata di stregoneria. Tutta Salem si unì contro di lei che già era provata da immani sofferenze: aveva vissuto il dramma della tratta degli schiavi, era nata dallo stupro della madre che era stata impiccata per essersi ribellata a un bianco. Tituba venne torturata e oltraggiata. Sotto tortura finì per confessare, evitò l’impiccagione ma fu trasferita senza sosta da una prigione all’altra. Eppure continuò a camminare a testa alta, senza mai rinnegare ciò che era e le sue origini, aggrappata costantemente ai piccoli momenti di gioia che la vita le aveva concesso. Da Tituba, “forte, ribelle e straordinariamente moderna”, possiamo imparare la forza della resilienza. E allora vogliamo davvero lasciarci divorare dall’angoscia per il covid19? Io no. #iorestoacasaeleggo