Di Teresa D’Auria
4 maggio, finisce la quarantena, ma la vita non sarà come prima. Il governo chiama questo passo fase 2, e moltissime sono le domande che ci poniamo. Si riparte davvero? Avremo paura? Sarà tutto come prima? Quali gli strascichi portati dalla quarantena?
Stamattina il sole sembrava più splendente, il risveglio è stato meno lento e alzarmi dal letto è stato più piacevole degli altri giorni. Non vedevo l’ora di rivedere il paese, che avevo quasi abbandonato. Ho eliminato dalla mia testa le infinite domande che mi ponevo, ho coperto il viso con la mascherina e mi sono guardata allo specchio. Il mio volto non era più quello di prima, il mio sorriso era coperto da un oggetto che non avevo mai dovuto indossare; ma nonostante non si vedesse il mio volto sorridente, io quella mattina ero felice tanto che persino i miei occhi sorridevano.
Scendendo da casa pensavo a come sarebbe stata la strada con i negozietti chiusi e quante persone avrei incontrato. Ogni persona che avrei incontrato, a me cara, mi avrebbe donato un senso di serenità e gioia come se fosse stata la prima volta. Tutto avrebbe avuto un significato nuovo, avrei visto tutto con una mente nuova. Le vie erano prive di rumori, di schiamazzi, tutto taceva. Le persone non si salutavano più con affetto e con la stretta di mano, ma tendevano quasi ad ignorarsi. Tutto ciò è angosciante, ma è così che dobbiamo agire e dobbiamo abituarci a ciò.
Quella mattina ero felice ma anche con il peso delle infinite domande che giravano nella mia testa. È inutile lacerarsi con mille domande a cui non riusciamo a dare una risposta effettiva. La vita è cambiata e il vero uomo sa adattarsi; ciò che conta è che stiamo tutti bene, e la speranza della normalità ci anima ad andare avanti.
Pian piano ritorneremo, ritorneranno i sorrisi “scoperti “e finirà il distanziamento. Ce la faremo, il peggio è passato.