La madre gli ha tolto la tastiera del computer dalle mani e lui, 19 anni, si è lanciato dalla finestra. Un volo di oltre 15 metri dal quinto piano di un palazzo, in via Fratelli Garrone, nel quartiere di Mirafiori di Torino. È successo intorno alle 15 di sabato: Ruben (il nome è di fantasia) ora è ricoverato in gravi condizioni, la prognosi è riservata. Il diciannovenne, secondo i primi riscontri, passava tutto il suo tempo davanti al computer, un atteggiamento che potrebbe essere tipico degli hikikomori come vengono chiamati gli adolescenti che si isolano dal mondo esterno per rifugiarsi in una vita virtuale. Un isolamento che è stata la causa di numerosi litigi con la madre, con cui viveva nell’alloggio popolare dopo che il padre è andato via e la sorella si è costruita una vita con il compagno.
Fino a sabato quando c’è stata l’ultima lite furiosa: la madre voleva spingerlo a uscire di casa tanto da afferrare la tastiera del pc e strappargliela dalle mani.
«Non esiste un Hikikomori, ma esistono milioni di Hikikomori ognuno diverso dall’altro. Ragazzi che ad un certo punto decidono di ritirarsi, di chiudersi in camera e non uscirne più. Nemmeno per andare a scuola. Per mesi e anche anni. Soltanto a Torino si contano circa cinque nuovi casi al mese e si stima che siano almeno centomila in Italia. Hikikomori è una parola creata apposta in Giappone, dove si contano oltre un milione di casi, per dire “stare in disparte”. Il fenomeno dei ragazzi “in ritiro sociale volontario” è esploso negli anni ’80, ma si sta espandendo in tutto il mondo»
[Sandrucci, CdS].
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