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giovedì 25 Aprile 2024
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La nave Mare Jonio è stata sequestrata

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La “Mare Jonio”, la nave italiana della ong Mediterranea che ha soccorso 49 persone davanti alla Libia, è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza e i migranti sono stati fatti sbarcare nel porto di Lampedusa.

La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta, per il momento a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Da subito il ministro dell’Interno Salvini aveva negato l’ingresso nelle acque territoriali ma l’imbarcazione era arrivata lo stesso davanti a Lampedusa ieri mattina e la Guardia Costiera aveva inizialmente autorizzato l’ancoraggio alla fonda. Poi, in serata, è arrivato il sequestro, decisione che ha trovato d’accordo anche Luigi Di Maio.

Dal divano di Barbara D’Urso su Canale 5 Di Maio ha detto: «Se le navi delle Ong non rispettano le regole bisogna fermarle perché mettono anche a rischio la vita dei migranti». Salvini ha anche chiesto l’arresto del comandante della nave e del capomissione: «Nessun pericolo di affondamento né rischio di vita per le persone a bordo, nessun mare in tempesta. Ignorate le indicazioni della Guardia Costiera libica che stava per intervenire, scelta di navigare verso l’Italia e non verso la Libia o la Tunisia, mettendo a rischio la vita di chi era a bordo, ma soprattutto disobbedienza (per ben due volte) alla richiesta della Guardia di Finanza di non entrare nelle acque italiane ».

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Casarini, da no global ad armatore

L’armatore di “Mare Jonio” è Luca Casarini, storico leader dei no global italiani e dei Disobbedienti del G8 di Genova. Veneziano, 51 anni, Casarini è stato anche consulente dell’ex ministro per la Solidarietà Sociale Livia Turco durante il primo governo Prodi e candidato (non eletto) al Parlamento Europeo nella lista L’Altra Europa con Tsipras nel 2014. Da sette anni vive a Palermo, dove si è trasferito con la moglie (figlia di Toni Negri) e i due figli. Qui ha trasformato un rimorchiatore degli inizi degli anni Settanta, la “Mare Jonio”, in un’imbarcazione che, sotto la bandiera della ong Mediterranea Saving Human, effettua operazioni di soccorso delle persone in mare.

«L’unica cosa che mi interessava — dice Luca Casarini — era che queste persone arrivassero a toccare terra in un luogo sicuro. E ce l’abbiamo fatta. Quello che succederà dopo, per adesso non conta. E ancora meno contano certe parole che ho sentito».

Si riferisce a quelle di Salvini?
«Ma che importanza possono avere le cose che dice uno come lui di fronte alla vita di quarantanove persone. A me del suo pensiero non interessa».

È da molto tempo collabora con le Ong?
«La piattaforma Mediterranea Saving Humans esiste da giugno scorso, e la prima missione risale al 3 ottobre, nel quinto anniversario della strage di Lampedusa. Non dobbiamo mai dimenticare quante persone sono morte e muoiono in questo mare».

Sembra emozionato.
«Lo sono. Salvare la vita di qualcuno è un’emozione fortissima».

C’entra anche l’età, che ormai non è più quella del giovane ribelle?
«Immagino di sì. E sicuramente c’entra essere padre. Io ho due figli, e a loro non ho certo insegnato che bisogna girarsi dall’altro lato, che si può far finta di non vedere. Bisogna impegnarsi per ciò in cui si crede: questo gli ho insegnato. E per trasmettere cose come queste non c’è niente di più efficace e giusto dell’esempio».

Quindi andrà avanti?
«Sì, comunque dovesse andare a finire qui» [Luca Casarin a Fulvio Bufi, CdS].

«Mancava Luca Casarini, e questo il giorno prima – oggi – del voto del Senato sul caso Diciotti, previsto dalle 13 a Palazzo Madama. A vederci un legame si passa per complottardi, a non vederlo si passa per scemi» [Facci, Libero].

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