L’Isis ha rivendicato gli attentati nello Sri Lanka con questo comunicato: «Coloro che hanno condotto l’attacco che ha preso di mira membri della coalizione a guida Usa e cristiani nello Sri Lanka l’altro ieri sono combattenti dello Stato islamico». I morti intanto sono diventati 321, di cui 40 bambini, i feriti più di 500. Per il ministro della Difesa Ruwan Wijewardene il massacro sarebbe una risposta alla strage delle moschee compiuta a Christchurch dal suprematista australiano Brenton Tarrant (49 morti). Finora gli arresti sono 40, gli ordigni ritrovati 87. I gruppi islamisti locali sospettati dell’attentato sono il National Thawheed Jamaat e il Jammiyathul Millathu Ibrahim. Secondo il governo avrebbero agito con il supporto di una rete internazionale e probabilmente anche di militanti dello Stato Islamico.
Sotto accusa però c’è anche lo stesso governo: avrebbe ignorato i diversi allarmi dell’intelligence indiana e i rapporti delle agenzie di sicurezza interne che avevano avvertito della possibilità di attentati su vasta scala contro obiettivi religiosi. Secondo il ministro delle Riforme economiche e della distribuzione pubblica dello Sri Lanka Harsha De Silva la colpa non è dell’intelligence ma della «mancanza di circolazione interna delle informazioni a persone capaci di agire. Un promemoria era stato inviato al ministero della Difesa che lo indirizzò poi all’Ispettore Generale della Polizia, che poi lo ha inviato a varie altre persone, quindi non c’è stato un fallimento dell’apparato di intelligence. È stato un fallimento di attuazione di ciò che doveva essere attuato. Quindi, la domanda è perché non è stato fatto» [Rep.]
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