L’Italia scende in piazza e colora le vie della Capitale con il tricolore. Una manifestazione organizzata dalla Fdi a cui hanno partecipato anche la Lega di Salvini oltre alle fila più estreme della destra.
La vera sorpresa non sono stati i leader dei vari partiti di opposizione, che hanno fatto le stesse cose di sempre, ma il popolo. Dodicimila persone si sono riunite davanti a Montecitorio per esternare la loro indignazione contro il nuovo governo e le vie del centro di Roma sono state inondate di cori, fischi e sdegno.
Il popolo, che fino ad oggi era rimasto a guardare accettando passivo e rassegnato ogni decisione presa a Palazzo, si è riversato in piazza per protestare, per prendere le distanze dalle decisioni di una classe politica che il 54% dei cittadini, secondo i sondaggi, non vuole al governo.
Nonostante la manifestazione sia stata organizzata su iniziativa di parte, non erano le bandiere di partito a fare da padrone per le strade della città eterna, ma il tricolore. È l’Italia a manifestare, non i partiti di minoranza, sono i cittadini riuniti sotto il simbolo del patriottismo a cantare l’inno italiano e a chiedere conto agli ammistratori di quanto deciso.
L’Italia, Paese fanalino di coda dell’Europa, in cui ormai la disoccupazione non fa più nemmeno notizia, la sanità è carente sotto molti punti di vista e gli studenti devono portarsi la carta igienica da casa. Un Paese al collasso in cui il degrado viene definito “accoglienza”, in cui i salari sono altissimi per le aziende, a causa delle imposte da versare, ma irrisori per i lavoratori che faticano ad arrivare alla fine del mese.
Una realtà che potrebbe vivere solo di turismo e Made in Italy, ma in cui non esistono politiche di valorizzazione, riqualificazione e promozione delle eccellenze. Il Paese delle chiacchiere da bar, in cui si fanno le rivoluzioni dal divano su Facebook pretendendo di cambiare lo stato delle cose.
Questa volta qualcosa è cambiato, gli italiani hanno impugnato il tricolore, non per festeggiare una vittoria ai mondiale di calcio, ma per dare voce alla “Democrazia”. Un piccolo passo verso un cambiamento epocale? Un gradino più alto verso la consapevolezza e la presa di posizione di un popolo stanco di chiudere gli occhi e accettare lo stato delle cose? Voler cambiare non significa poter cambiare, nè a volte avere ragione, ma un coro che si alza fa gran rumore ed è impossibile da ignorare.