Una ricerca dell’Università di Firenze ha scoperto che l’oleuropeina aglicone e l’idrossitirosolo possono prevenire la formazione di proteine tossiche responsabili dello sviluppo dell’Alzheimer. I polifenoli dell’olio extra vergine d’oliva utili anche contro l’acutizzarsi della patologia
L’olio extra vergine d’oliva è il miglior alleato contro l’Alzheimer
La malattia di Alzheimer-Perusini, detta anche morbo di Alzheimer, è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante con esordio prevalentemente in età presenile. Il processo degenerativo che colpisce progressivamente le cellule e le connessioni cerebrali, provocando quell’insieme di sintomi che va sotto il nome di demenza: cioè il declino progressivo e globale delle funzioni cognitive e il deterioramento della personalità e della vita di relazione.
Ora, grazie a una ricerca dell’Università di Firenze scopriamo che l‘olio extra vergine d’oliva è il miglior alleato contro l’Alzheimer.
Uno studio della dottoressa Manuela Leri, ricercatrice di Airalzh Onlus, dimostra come l’oleuropeina aglicone e l’idrossitirosolo possano prevenire la formazione di proteine tossiche responsabili dello sviluppo dell’Alzheimer.
La ricerca si è focalizzata prevalentemente sulle basi molecolari dei principali composti fenolici dell’olio extravergine di oliva, il 3,4-diidrossifeniletanolo (idrossitirosolo, HT) e l’oleuropeina aglicone (OleA), come strumenti utili per combattere alcune delle alterazioni cellulari e tissutali che caratterizzano tale patologia.
I risultati ottenuti dallo studio, tramite tecniche biofisiche in vitro, hanno dimostrato che OleA interferisce col processo di aggregazione del peptide Aβ1-42 dando origine ad oligomeri non citotossici e incapaci di legarsi alle membrane cellulari.
Tali effetti risultano ancora più evidenti in presenza di HT, il principale metabolita che si ritrova in circolo, anche a livello neuronale, in seguito ad assunzione di olio extra vergine di oliva. L’idrossitirosolo è in grado di accelerare il processo di aggregazione di Aβ1-42, riducendo la presenza di oligomeri tossici che vengono invece trasformati in strutture fibrillari non tossiche.
I dati ottenuti hanno dimostrato, inoltre, come gli aggregati ottenuti in presenza di polifenoli riducano anche quei processi che determinano un ulteriore acutizzarsi della patologia.