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venerdì 26 Aprile 2024
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Movimento gilet gialli: una donna guida le proteste per la benzina in Francia

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Movimento gilet gialli: una donna guida le proteste per la benzina in Francia

Da due giorni in Francia vanno avanti le proteste del movimento dei gilet gialli contro l’aumento delle tasse su benzina e diesel. I numeri sono impressionanti: dopo i 290.000 manifestanti e i 2.000 blocchi stradali di sabato, altri 150 blocchi sono stati allestiti nella giornata di ieri. Il weekend si lascia dietro una manifestante morta, oltre 400 feriti di cui una quindicina gravi, 300 tra fermi e arresti. La protesta di ieri ha creato blocchi nelle autostrade A10 e A7, nel centro del Paese, e ha rallentato moltissimo il traffico sulla A1 che collega Parigi al Belgio. Ma di fronte alle proteste il governo francese non cambia linea: «In tema di fiscalità ecologica andiamo avanti sulla traiettoria prevista», ha detto il ministro della Transizione ecologica, François de Rugy, confermando l’entrata in vigore della tassa sul carburante dal 1° gennaio, una tassa, nelle intenzioni del governo, destinata a ridurre gli effetti del cambiamento climatico.

La leader del movimento è Jacline Mouraud, 51 anni, bionda, tre figli grandi, un divorzio alle spalle, «non sono in mezzo a una strada grazie al mio compagno attuale». Vive in un villaggio del Sud della Bretagna, Bohal. Il 18 ottobre ha postato su Facebook un video di quattro minuti e 38 secondi contro l’aumento del prezzo della benzina. Subito decine di like e la nascita del movimento. «Jacline racconta anche la sua storia di precaria tuttofare. Suona la fisarmonica nelle sagre popolari («per questo dodici anni fa mi sono comprata un 4×4 diesel, per portare in giro i miei strumenti»), ma fa anche l’ipnoterapeuta e nei mesi di magra l’agente di sicurezza anti-incendio. 25 mila km percorsi in auto ogni anno. «Certi mesi non arrivo agli 800 euro di stipendio, non supero mai i mille. Con questi soldi in Francia non vai da nessuna parte». Dal suo video è scaturita l’ondata dei «gilets jaunes». Jacline assicura che «è un movimento spontaneo di cittadini, apolitico e senza legami con i sindacati, né un’organizzazione centrale. Ci sono disoccupati, ma anche tante persone che lavorano. C’è chi ha un impiego ma non i soldi per affittare un appartamento e dorme in macchina. Ci sono imprenditori che non riescono a pagare i contributi dei dipendenti e non si prendono neanche uno stipendio, altrimenti chiudono la baracca». Jacline è diventata la portavoce di tutti gli arrabbiati di Francia. «Da ora in poi vogliamo agire per corporazione. Lunedì mattina cominciano già i camionisti a protestare. Dopo, gli infermieri. E altri ancora» [Martinelli, Sta].

Gubitosi alla guida di Tim

Il consiglio di amministrazione di Tim s’è riunito ieri e con nove voti su quindici ha nominato Luigi Gubitosi amministratore delegato. In suo favore si sono espressi tutti i consiglieri eletti nella lista Elliott, contrari i cinque rappresentanti di Vivendi. Gubitosi, che si è astenuto, prende il posto di Amos Genish, sfiduciato martedì scorso a maggioranza del cda. Il nuovo ceo ha già parlato: vuole ridurre il debito dell’azienda (25,2 miliardi a settembre) e lavorare per la costituzione della rete unica, che è anche l’obiettivo del governo italiano. È la prima volta che in Tim l’amministratore delegato non viene eletto all’unanimità. Il gruppo francese si prepara a dare battaglia con le carte bollate – contestando la procedura di nomina e, al più presto, pure nel corso di una nuova assemblea in cui provare a riprendersi il controllo che aveva prima del 4 maggio. Tra l’altro i soci devono nominare i nuovi sindaci, dato che i vecchi sono in scadenza al 31 dicembre.

Napoletano, 57 anni, laurea in Giurisprudenza all’Università di Napoli, studi alla London School of Economics e master alla business school Insead di Fontainebleau (parla perfettamente francese), Luigi Gubitosi ha speso i primi vent’anni di carriera nella Fiat, di cui è stato direttore finanziario prima di uscire dal gruppo, nel 2005, per passare in Wind dove è stato amministratore delegato tra il 2007 e il 2011. Chiamato dal premier Monti, ha ricoperto per tre anni l’incarico di direttore generale della Rai, con il compito di risanare i conti, missione che ha portato a termine tagliando costi e quotando Rai Way. Dal maggio 2017 era commissario straordinario di Alitalia, di cui stava gestendo in prima personail risanamento. «Chi lo conosce dice che è un fine scacchista: sa aspettare, non è impulsivo, medita le proprie mosse e non fa un passo senza aver pensato quello successivo» [Rep].

Pd, Minniti si candida: «Non sono renziano»

Minniti ha ufficializzato la sua candidatura alla segreteria del Pd. L’ex ministro dell’Interno ha confessato anche qualche difficoltà, a partire dalla sua famiglia che «ha una piccola resistenza sull’idea». Da Lucia Annunziata, a In mezz’ora in più su Rai 3, ha poi negato di essere un candidato di Renzi, sottolineando la propria autonomia politica: «Per me il riferimento sono i sindaci, la mia candidatura non è espressione di una corrente o di un’area politica. I renziani decideranno loro per chi votare, ma noi dobbiamo cambiare radicalmente il partito, rivoltarlo come un calzino». Sostegno a Minniti è arrivato da Carlo Calenda e Giuseppe Fioroni.

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