La gente intelligente è utile in mille modi. Uno dei principali è la loro capacità di sintesi. Sono persone che tengono conto delle tante sfaccettature di un problema e riescono, ciononostante, a riassumerle in una frase che non solo è breve ma è anche un condensato, una mediazione di molte variabili. A volte la frase appare persino ovvia e banale mentre invece è illuminante e profonda.
Vi faccio due esempi, naturalmente a proposito della invasione della Ucraina.
Scrive il filosofo francese Edgar Morin a proposito della reazione che devono mettere in campo le nazioni europee: “uno degli aspetti della tragedia è che non ci si può permettere ne’ di essere deboli ne’ di essere forti”.
L’altra è di Lucio Caracciolo, direttore di Limes: “l’Ucraina che conoscevamo non esiste più, innanzi tutto per carenza di ucraini”.
In entrambe i casi il ragionamento ci porta a un futuro di medio termine: Putin, con la sua decisione, ha distrutto l’equilibrio esistente. Quando e soprattutto come ne troveremo un’altro?
Non sono un esperto di geopolitica e le variabili in gioco sono talmente tante che è impossibile fare previsioni attendibili.
Parto da un dato anagrafico: sono fuggite dal paese milioni di donne e bambini. Gli uomini giovani sono rimasti, volontariamente o meno.
Quando tutto finirà, le ragazze e ragazzi (speriamo ne siano rimasti molti) dovranno decidere dove vivere, avendo la famiglia nel frattempo trovato una sistemazione in Occidente.
È probabile che assisteremo ad un esodo e ad un controesodo. I vecchi torneranno in patria nelle forme nel frattempo organizzate e i giovani opteranno per il mondo libero.
Perché oggi noi assistiamo contemporaneamente ad una guerra di occupazione e a un guerra civile, frutto di etnie che si sono incrociate per secoli. Non mi soffermo sulle mille sfumature tra russofoni e russofili ma credo che la lingua in cui pensi, ami e sogni incida molto sulla tua personalità.
Lo stesso sarà in Russia.
Ho visto una vignetta che comparava le conseguenze della guerra in corso: da una parte -la nostra- che deve affrontare i costi stratosferici della crisi energetica, agricola, e dell’ospitalità di milioni di profughi; dall’altra -la russa- con la rinunzia a Mc Donald, le piattaforme digitali, le carte di credito.
Come dire che per noi è un disastro, per loro una salutare rinuncia al superfluo.
Non sarà così! Quando i giovani capiranno che -a differenza dei coetanei cinesi- non potranno più vivere nella modernità, cercheranno di fare fortuna altrove.
Non sono potenziali dissidenti, sono reali ventenni e in quanto tali accaniti consumatori di informazioni, di mode, di miti occidentali. Che interessa loro vivere in un passato nostalgico, nel perenne ricordo di un fastoso e felice (e mai esistito) impero!
Puoi rinunciare all’Eurofestival in cambio dell’ennesimo soliloquio di Putin?
In effetti l’autocrate russo -a forza di snobbare tutti e di disprezzare chiunque- sembra veramente parlare da solo.
Quando non trova libero il povero Macron che intrattiene per ore, nel pieno della notte. Di cosa parleranno? Io penso del Paris Saint Germain.