Stefania Galano, fidanzata di Vincenzo Di Gennaro, il carabiniere ammazzato sabato mattina a Cagnano Varano (Foggia) descrive il suo uomo così: «Paziente. Disponibile. Giocherellone. Juventino (sorride). Un uomo spiritoso. Introverso, ma io avevo trovato il modo di farlo uscire da quel suo guscio. “Stefania non mi provocare”, mi diceva scherzando. E in fondo era vero. Sono stata io a corteggiarlo».
Cinque anni fa?
«Ci presentò un amico, all’inizio fu una semplice simpatia, poi prendemmo a frequentarci. Lui scorpione, io capricorno. Alla fine avevo finito per tifare Juve anche io (sorride). Vede questa? (Una tazzina da caffé con il logo bianconero, ndr). Ecco è uno dei regali che la gente, per prenderlo in giro, gli faceva. C’è anche un cuscino juventino…».
Due anni fa la svolta.
«Andammo a convivere. La casa, i progetti, l’idea di un bambino».
Il matrimonio.
«Siamo credenti. Sognavamo la cerimonia in una delle chiese barocche di San Severo, ci piaceva progettare quella giornata».
C’era già una data?
«Non ancora».
E sabato…?
«Io ero in casa. Due giorni prima lui mi aveva portato delle camicie da lavare: “Ci pensi tu per favore?” aveva detto. Pensavo alla sua licenza, a quando ci saremmo rivisti, c’erano le faccende da sbrigare… Quella mattina ricevo una telefonata. Ecco, in realtà, quello che mi ha ucciso non è stato quello…».
Che altro?
«Poco più tardi l’espressione dei colleghi. Quando qualcuno deve darti una notizia del genere ha uno sguardo speciale, qualcosa che ti esclude dal resto del mondo, in quel momento sei sola».
[Ilaria Sacchettoni, CdS].
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