Secondo l’Osservatorio sui conti pubblici (quello di Carlo Cottarelli) il Comune italiano con il miglior rapporto tra soldi spesi e qualità dei servizi è Pisa. Con qualche approssimazione, possiamo dire che Pisa, secondo l’autorevole fonte, è la città meglio amministrata del Paese, e con ogni evidenza lo è da parecchio tempo, perché lo stato dei servizi pubblici in rapporto alla spesa è il frutto di una stratificazione politico-amministrativa di molti anni, se non di generazioni.
Il dato colpisce molto: perché Pisa, nemmeno un anno fa (nel giugno del 2018) è stata protagonista di un ribaltone politico abbastanza clamoroso. Caduta la sinistra, ha vinto la destra a guida leghista. Ne esce confermata la sensazione che la politica non sia leggibile, come spesso si usa fare, come il riflesso automatico dell’economia e delle condizioni della vita materiale.
La componente ideologica (e psicologica) è molto importante, se non decisiva: altrimenti sarebbe del tutto inspiegabile che una città bene amministrata decida di buttare giù i suoi amministratori e rimpiazzarli con l’opposizione. Ci sono fattori di empatia (e di antipatia), di sintonia (e di distonia) che segnano il destino delle classi dirigenti; e c’è una complessiva, grave sottovalutazione del valore identitario (nel bene e nel male) che la politica tuttora dispensa, a dispetto del cosiddetto “crollo delle ideologie”. Dire “io voto X”, “io voto Y” è ancora qualcosa che definisce chi siamo, che cosa speriamo, come ci piacerebbe vivere. L’economia non è tutto. Parlare solo di economia, e addirittura fare buona economia, non basta a vincere le elezioni. (Michele Serra)
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