Enrico Capuano ha festeggiato i primi quaranta anni di carriera col primo concerto in streaming dallo Spazio Rossellini di Roma. E’ stata una festa della musica e in musica, dove Enrico è stato circondato dall’affetto di tanti amici e fan che definisce essere una comunità, una famiglia super allargata sparsa in tutt’Italia. Enrico ha presentato dal vivo, finalmente, il suo ultimo singolo Immaginarti Ora, del quale è appena uscito il video. Un brano che porta una ventata pop, nella musica del capostipite del folk rock italiano, una sorta di fermo immagine in cui ritrovare gli affetti, il tempo passato, ma anche aspettare con la giusta trepidazione il giorno che verrà. Enrico Capuano ha suonato ovunque nel mondo, dal prestigioso palco del 1 Maggio, alle piazze, le feste di paese e le osterie come la migliore tradizione del cantautorato italiano vuole. Neanche un grave problema cardiaco l’ha fermato: Enrico è “morto” per un attimo e rinato grazie al cuore di una giovane donna alla quale ha dedicato Viva. Da allora è testimonial di Aido (Associazione Italiana Donatori Organi) e racconta la sua storia perché se ne comprenda l’importanza. Oggi ci racconta della sua musica e della festa per celebrare questa lunga carriera, annunciando l’arrivo del disco.
Enrico com’è nata l’idea di questo concerto?
L’ho deciso e vissuto come atto di resistenza, che in occasione dell’uscita del disco, era dovuto. Un modo, l’unico possibile, per poterlo cantare dal vivo e condividerlo. La musica e l’arte, sono curative, possono aiutarci a superare anche un periodo così difficile e inaspettato. Celebrare quarant’anni di carriera, non è mai cosa da poco, ma se poi lo si fa con “un cuore nuovo”, è quasi un miracolo. Per questa ragione, questo concerto, ha raccolto un contributo devoluto all’AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi), associazione che svolge un compito davvero speciale con la sensibilizzazione, fondamentale, alla donazione degli organi.
Una carriera lunga quarant’anni, con fan che ti seguono dagli esordi. E’ stata la festa che speravi?
E’ stata una bella festa, dove finalmente ci siamo incontrati, se pur virtualmente. In un momento storico così difficile, abbiamo bisogno di scambiare energia positiva e quale occasione migliore di un concerto di alta qualità con tanti ospiti? Uno tra tutti, Tony Esposito col quale, come sempre, ci siamo divertiti in una versione della sua famosissima Kalimba de Luna. C’erano persone che mi seguono dall’inizio, quando erano ancora ragazzi e che oggi, sono nonni. E’ lo spirito del rock’n’roll che unisce e in questo concerto, ha rinnovato la sua forza e capacità di abbracciare tutti anche in tempo di distanziamento!
Quanto è stato “difficile”, suonare senza una piazza piena di gente che balla la tua tarantella rock?
E’ innegabile che per gli artisti della mia generazione suonare in un Teatro vuoto, sia strano. L’ho vissuta come se fosse una diretta televisiva, un concerto che è stato a metà tra un live televisivo e uno streaming. La mia è proprio una band da piazza, ma siamo stati assolutamente felici di suonare dopo tanto digiuno! Con grande soddisfazione per tutti e l’aiuto, incommensurabile di tanti, è venuto fuori un evento di spessore sociale e culturale di cui andiamo fieri. Dico noi, perché dietro un cantautore, c’è sempre un gruppo di gente che condivide il progetto empaticamente. La differenza la fa la personalità che non si può inventare, al di là delle apparenze o dell’estetica che spesso viene preferita alla sostanza. Quando si ha qualcosa da dire, come nel mio caso che racconto la strada, la sofferenza, la voglia di cambiare le cose, non si può rimanere inascoltati. Mi piace rivendicare sempre quale sia il mio messaggio umanistico, che mette al centro di tutto l’uomo. Può sembrare retrò, ma è fondamentale, cantare la vita, le emozioni. Questa è la vera forza per la riuscita di un concerto che sia in streaming o con il pubblico che balla sotto il palco e forse, anche per continuare a fare musica per quarant’anni. Sono un sognatore e credo nel potere della musica, della collaborazione e continuerò a cantare questa mia filosofia, finché avrò voce.
E’ uscito anche il video di Immaginarti Ora, arriverà anche il disco?
Finalmente abbiamo potuto pubblicare il video, nonostante le difficoltà e le limitazioni dovute al momento. Ho voluto sottolineare, come per tanti di noi, nel lockdown abbia ritrovato tempo per il tempo e nel video, mi si vede seduto su una panchina mentre ricordo i giorni passati, guardo al presente e immagino il futuro. Immagini lente che danno risalto alla malinconica melodia del brano che, ancora una volta, mette al centro l’uomo e il dono meraviglioso della vita, che come tale merita di essere vissuta appieno col dovuto rispetto. Il disco conterrà dodici pezzi, tra cui Io ti faccio del male, di Claudio Lolli; una bellissima poesia che appartiene a un disco del 1997, Intermittenze del cuore, che avevo prodotto. A completare l’album canzoni che raccontano la mia storia di questi quarant’anni in musica. Tra questi, uno l’ho rifatto completamente: Eroina, scritto negli anni ’80, un pezzo davvero tosto. Immaginarti ora è anche il singolo che titola e “abbraccia” tutto l’album.
Enrico com’è cambiata la tua musica?
E’ cresciuta e ne sono consapevole, oggi in particolar modo. Mi rendo conto di una maturità acquisita, che è arrivata negli anni. I ragazzi oggi sanno come muoversi, sono già pronti, mentre io ho faticato all’inizio. Sono cresciuto grazie all’esperienza e alla capacità di ascoltare, imparare dagli altri; tutto questo condito dallo studio, tanto studio. E’ importante esercitarsi, curare la tecnica vocale, la concentrazione perché questo è un lavoro che non si può sottovalutare. Con il problema cardiaco che ho avuto e, il trapianto di cuore, se non avessi esercitato la mia voce, il canto, non credo che sarei mai tornato a cantare. La musica fa parte di me e con me cresce, trovando nuove parole e colori. Se posso, vorrei dire ai tanti emergenti di non illudersi che tutto possa essere “cotto e mangiato” in un attimo. Il tutto e subito al quale ci hanno abituati, in questo mestiere, non funziona. L’illusione dei tanti talent è che sia sufficiente esserci per sfondare, ma le luci si spengono e se non si è pronti, determinati e capaci, si viene dimenticati.