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sabato 27 Aprile 2024
Idea-AzioneRicordo dell’Italia dei fratelli De Rege

Ricordo dell’Italia dei fratelli De Rege

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Vorrei iniziare questa mia nota, facendo una premessa e poi ponendo una domanda; quest’ultima, molto astratta apparirà a molti miei lettori, certamente inverosimile e stravagante.

La premessa. Per lunghi decenni, ormai lontani nel tempo (si era negli anni Trenta), i fratelli Guido (in arte Bebè) e Giorgio (in arte Ciccio) De Rege (più propriamente, secondo il loro albero genealogico: Conti De Rege di Donato e di San Raffaele, rampolli di nobile famiglia piemontese ma nati e cresciuti a Caserta) hanno mietuto straordinari successi nel campo dell’avanspettacolo, formando un duo comico molto amato dal pubblico anche per un uso intelligente e acuto dell’assurdo e del nonsense.

La domanda. Se, per mera ipotesi, foste, nella vita, un capo-comico teatrale come Bebè De Rege, mollereste, dopo avere ottenuto risultati ottimali di pubblico a ripetizione, vostro fratello Ciccio, per prendervi nel “duo” un suo sostituto, avanti negli anni, orgoglioso dei suoi insuccessi (come avrebbe detto, probabilmente, Ennio Flaiano) e pervicacemente ostinato a fare battute sulla vostra “minore età politica”, ricordando sempre gli anni in cui eravate magari un po’ bricconcelli e certamente meno saggi?

La mia risposta (come, ho motivo di ritenere, di molte persone di buon senso) sarebbe: no!

Fuor di metafora, altra domanda: perché, allora, tanti notisti politici del Bel Paese si ostinano a suggerire al capo della Lega, Matteo Salvini, di cambiare partner di governo e di sostituire, per i quattro anni che mancano alla fine della legislatura, Luigi Di Maio, ineguagliabile “fornitore” di spunti politici utili per fargli fare “bella figura” (almeno, rispetto ai “compagni di corsa” del governo del Paese) con il leader di una formazione politica che secondo Giovanni Toti, esponente di spicco di quello stesso partito, sarebbe “sull’orlo della consunzione”?

Probabilmente, perché, come nella nota barzelletta sul cacciatore perseguitato dalla sfortuna, sono più amici del Giaguaro che di Matteo Salvini. Se non fossero tali, avvertirebbero il leader della Lega di altri, ben diversi e più pericolosi, rischi che egli può correre.

Se Luigi Di Maio, infatti, è vera garanzia, per lui, di successo crescente, non gli giova, invece, il “fuoco amico” della sua pattuglia ministeriale che “spara” retrograde bordate (fortunatamente a salve, sinora) contro le conquiste “civili” ed “evolute” cui la società italiana più avveduta e moderna non intende, in alcun modo, rinunciare; né considerarle patrimonio dei comunisti. Quelle conquiste, infatti, non sono né di destra, né di centro e né di sinistra: rappresentano soltanto lo sviluppo positivo di un pensiero che non vuole più essere indissolubilmente ancorato agli ipocriti e mistificanti “Valori” dei nostri, talvolta troppo celebrati, nonni.

Di Maio Salvini

Un’opera ancora più utile dei notisti politici non settari sarebbe quella di convincere gli abitanti dello Stivale che “destra”, “centro” e “sinistra” sono diventati, non per merito degli scienziati della politica, ma per il “cambiamento” oggettivo sia dei tempi, sia degli uomini e sia delle cose, denominazione del tutto prive di significato. E che i leader politici devono essere valutati, approvati o bocciati, per le loro proposte pragmatiche e concrete, senza arzigogoli mentali e pseudo-culturali tendenti a una loro arbitraria “classificazione” e “collocazione” nell’emiciclo dei parlamenti.

D’altronde, a livello di civiltà e di buona coesione sociale i problemi, da risolvere, sia dell’individuo, sia della famiglia, sia della società della nostra contemporaneità, sono bene individuabili, perché hanno una loro ruvida e scottante evidenza.

Il problema, ridotto in soldoni e in via di massima sintesi, è soltanto quello di fare un attento esame e dire quali debbano essere le connotazioni della “libertà” dei popoli e degli individui nel terzo millennio. Quella delle collettività europee (e quindi italiana) è di fare le scelte migliori per lo sviluppo economico dei propri Paesi senza subire le indicazioni o gli strattoni delle redine finite nelle mani dei paperon dei paperoni della Finanza; e ciò, a causa della soggezione dei bancari di Bruxelles ai banchieri della Wall Street newyorchese e della City di Londra. Il primo obiettivo è, quindi, quello di puntare alla costituzione di Stati Uniti d’Europa “a guida politica” che abbiano gli stessi poteri di scelta, soprattutto economica, degli Stati Uniti d’America (che hanno saputo liberarsi, come il Regno Unito di Gran Bretagna, dal giogo costrittivo e asfittico dei poteri finanziari insediati nei loro stessi Paesi).

La libertà dell’individuo, soprattutto se giunto a un certo livello evolutivo, è di fare le proprie scelte politico-sociali secondo un libero convincimento, ispirato soprattutto alla propria convenienza e alla necessità di una pacifica coesistenza con i suoi conterranei; non influenzato, quindi, nè dalla fiabesca (e spesso ultronea, per la politica) precettistica religiosa nè dalla fantasiosa (e sempre irrealizzabile) utopia politica. E, soprattutto, in grado di discernere il compito dei leader politici, che è quello di curare gli interessi materiali e concreti degli appartenenti alla polis, da quello dei sedicenti salvatori dell’umanità, che si proclamano in grado di realizzare, per virtù indotta dagli “intermediari” della divinità o per insegnamento di “grandi maestri”, felicità di portata ecumenica ed universale.

Con ciò non si vuole negare che favola, fiaba, leggenda, mito (sinonimi che contraddistinguono la narrazione di fatti fantastici consapevolmente inventati e frutti dell’immaginazione o il racconto, spesso di origine popolare e tramandato oralmente, di vicende inverosimili credute reali) abbiano una loro utilità. Rappresentano il “condimento” necessario per creare l’illusione, il sogno, l’incanto, la suggestione, il meraviglioso: tutte cose utili, sul piano psicologico, all’essere umano per agevolare la sua sopravvivenza amareggiata da eventi contrari.

E’ importante , però, che l’irrazionalità non generi, verso chi non crede ai sogni, intolleranze e tendenze a ridicolizzare gli avversari, portatori di idee opposte alle proprie.

I Filosofi platonici, nei tempi passati, oltre a un richiesto conformismo, necessario per fare carriera (occorreva giurare e credere in verba magistri) utilizzavano le armi della derisione e dello scherno, descrivendo Diogene con un lume costantemente acceso nella ricerca spasmodica dell’uomo, Zenone, lo stoico, immaginandolo abbracciato al marmo freddo e gelido per verificare le sue teorie ed Epicuro gozzovigliante e lascivo; i cattolici li seguivano, facendo da cassa di risonanza.

In tempi recenti gli attuali cultori delle ideologie totalizzanti e assolutistiche si servono dell’arma della superiorità spirituale (i religiosi e i fanatici di destra) o intellettuale (i gauchiste) per mettere in angolo, secondo la loro visione manichea, i cultori e seguaci di un pensiero libero, non condizionato da fole, autonomo e indipendente. Questo è lo stato degli atti: la speranza è che stia per per finire!






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