martedì 5 Novembre 2024
E se domani, e sottolineo il se...Riflettere su Covid-19 e il turismo: Adesso, Domani e Dopo?

Riflettere su Covid-19 e il turismo: Adesso, Domani e Dopo?

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Adesso

Inaspettatamente, a causa di una pandemia globale, siamo stati costretti a confinare noi stessi in nuove forme di lavoro e di isolamento sociale. Cambiamo di conseguenza comportamenti e abitudini e riflettiamo molto, forse alcuni più di altri, ma suppongo che tutti abbiamo qualche tipo di pensiero nuovo. Nell’era digitale, ricorriamo al telelavoro, gli insegnanti e gli studenti si adattano all’educazione online e le famiglie si contattano solo virtualmente. Prestiamo maggiore attenzione all’igiene, alla pulizia e al modo in cui i sistemi sanitari dei Paesi hanno reagito all’epidemia, iniziando a ricevere una particolare attenzione quotidiana.

La pandemia COVID-19 ha catturato migliaia di turisti in transito, mettendo alcuni Paesi in enormi difficoltà per il loro ritorno a casa. In preda al panico, alcuni Paesi hanno adottato drastiche misure di confinamento e molti alberghi hanno costretto i turisti a effettuare il check-out anticipato. Ci sono state diverse testimonianze, sui social network, di turisti che hanno dovuto dormire per strada che hanno avuto  un impatto negativo sull’immagine di quei paesi come destinazioni turistiche. La capacità dei Paesi di reagire ad una crisi e la loro sicurezza è diventata oggi più importante che mai.

Covid-19 ha portato migliaia di morti. La gente ha perso amici, nonni, genitori e persino i loro figli.

Lo slogan è “iorestoacasa”. Attraverso le finestre e i balconi, ci sono persone che si fanno compagnia, si sostengono e fanno musica. Il confinamento ha permesso di dedicarsi alla casa, alla famiglia e ai talenti personali. La gente sta scoprendo nuove abilità: la musica, la pittura, la scrittura e soprattutto la cucina che torna alle origini, la cucina dei ricordi, il pane fatto in casa e le ricette culinarie dell’infanzia. Tuttavia, questo recinto forzato comincia a causare claustrofobia, abbiamo bisogno della famiglia e degli amici, abbiamo bisogno dell’aria fresca e del sole, abbiamo bisogno della spiaggia e del mare e delle vacanze all’aria aperta. Lo stress si sta impadronendo di noi e con esso sorgono anche malattie psicologiche.

Allo stesso tempo, sui social network si sente dire che “niente sarà come prima”. Il turismo, ha subito un enorme shock, i social network sono pieni di espressioni che “il turismo cambierà”, “il turismo di massa finirà”, “questo modello di sostenibilità non serve”, “il paradigma della sostenibilità è logoro e superato”, “dobbiamo inventare un nuovo modello di turismo”, “il turismo della natura è il più adatto”, ecc.

Adesso e domani

Non ho mai apprezzato la futurologia, e ancor meno quando si parla di turismo. Fin dai tempi in cui studiavo turismo, ho imparato che se una farfalla batte le ali in un angolo del globo all’altro estremo del globo, il turismo sente un uragano. Quindi, la più grande competenza di un professionista è la visione sistemica per capire tutte le variabili e le relazioni. Infatti, siamo ancora dentro l’uragano e non sappiamo ancora quando e come uscirne. Il 10 aprile la Reuters ha pubblicato un rapporto che mostra che in Corea del Sud alcuni pazienti guariti dal coronavirus sono risultati nuovamente positivi. Il 12 aprile la Cina segnala nuovi focolai del virus e il 13 aprile la Francia estende il periodo di confinamento fino all’11 maggio.

Tuttavia, anche supponendo di aver superato questa crisi sanitaria entro la fine di giugno, avremo 26 Paesi Schengen che elimineranno gradualmente le restrizioni alla circolazione delle persone e migliaia di aziende che riprenderanno la loro attività. Inoltre, abbiamo un’Unione Europea (UE) frammentata che non sa come reagire alla crisi economica che si sta affacciando. Supponendo che i politici dell’UE comprendano, e in considerazione di quanto da loro annunciato il 10 aprile, la ripresa economica post-Covid dovrebbe essere “verde”, compatibile con l’ambiente, un’economia che mitigherà l’alto tasso di disoccupazione che la crisi produrrà, cioè un’economia equa per tutti. Difficile da realizzare! Ma va bene, auguriamoci il miglior scenario possibile perché in questo momento l’atteggiamento più ragionevole è quello di essere positivi.

Sono quindi d’accordo con l’opinione di altri specialisti del turismo: l’anno prossimo avremo flussi turistici interni. Purtroppo il turismo estivo 2020 si è perso e i paesi non dovrebbero pensare di poterlo salvare. Questo non accadrà. I manager del turismo dei paesi devono essere sensibili e intelligenti e devono concentrarsi per mitigare ciò che è inevitabile.  Tuttavia, dal mio punto di vista, potremo anche avere dei piccoli flussi tra i paesi europei.

Per capire questi flussi, dobbiamo concentrarci su due semplici cose, le esigenze dei turisti e le dimensioni del viaggio e dello spostamento. Applichiamo la teoria di Oppermann (1989) a questo scenario, più precisamente, il concetto di scala dell’orizzonte di viaggio, secondo cui gli individui iniziano di solito la loro “carriera” viaggiando verso luoghi vicini e raggiungendo gradualmente luoghi sempre più lontani, invece di avventurarsi direttamente verso destinazioni remote. Questo comportamento è giustificato principalmente dalla necessità di sicurezza. La sicurezza, sarà l’attributo più ricercato nella scelta della destinazione turistica 2020-2021. In considerazione di ciò, le destinazioni turistiche dovrebbero adattarsi e reagire rapidamente, se necessario, a prezzi più bassi. Non dimentichiamo che nel periodo post-pandemico ci sarà una grave crisi economica e la densità del flussi turistici interni potrebbe ridursi a causa della mancanza di reddito per i viaggi nel segmento medio-basso.

Considerando questi flussi turistici tra le regioni/paesi prossime all’Europa, si potrebbero mitigare le perdite del turismo estivo del 2020. Da giugno a dicembre 2020 si verificheranno flussi di prossimità, a bassa densità, da nord a sud dell’Europa. Questo comportamento è giustificato dalle motivazione del viaggio d’impulso come spiegate dal modello di Dann (1977, 1981). Il confinamento dell’inverno 2019/2020 seguito dal confinamento di Covid-19 porterà ad fuggire l’isolamento, a cercare la socializzazione, il sole. I turisti più avventurosi dei paesi dell’Europa nordica, per impulso, faranno una rapida valutazione dei fattori di attrazione (attributi della destinazione) delle destinazioni del sud Europa e correranno un rischio verso le località più vicine. In questo caso, la chiave del successo di queste destinazioni, sarà la rapida adattabilità alla domanda turistica, e la capacità di comunicazione per indurre in tempo reale un’immagine della destinazione libera da Covid-19, quindi, sicura.

Sottolineo inoltre, che le destinazioni dovranno percepire in tempo reale la qualità/caratteristiche di questi flussi, perché il confinamento può originare “il turista fai da te” ma anche “il turista facciamolo in gruppo”. Intendo dire con questo, che il turismo familiare può aumentare e sorgerà “il turismo in compagnia degli amici” (forse un “noi” insieme ad altri che non siano i membri della famiglia). Naturalmente, questi piccoli flussi di turisti avventurosi, non saranno sufficienti a salvare il settore turistico del periodo estivo 2020, ma contribuiranno a mitigarne i danni. Tuttavia, dobbiamo considerare che non conosciamo ancora quali misure sanitarie saranno applicate alla circolazione delle persone tra i Paesi europei durante l’estate. In aggiunta va considerata la ripresa del lavoro con la riapertura delle attività industriali. Alcune, dovranno cambiare i periodi di ferie dei loro dipendenti. Quindi, le destinazioni turistiche dell’Europa meridionale potrebbero prolungare le loro stagioni turistiche estive, magari fino a ottobre e metà novembre. Questo è possibile offrendo prodotti turistici complementari al sole e al mare per mantenere le destinazioni più desiderabili. È necessario offrire pacchetti certificati dal punto di vista sanitario per combattere i timori per la propria salute.

Da tempo si sostiene la necessità di combattere la stagionalità del turismo. Quindi, bisogna essere creativi e approfittare di questa opportunità. Mai prima d’ora è stato così necessario pianificare il turismo in tempo reale. Per questo occorre che, i responsabili politici dei Paesi in questione ascoltino gli specialisti del turismo, cosa che non hanno mai fatto prima. Proprio come hanno fatto nel settore sanitario durante l’epidemia di Covid-19, i governi dovranno assumere personale specializzato per poter pianificare “al volo”. La politica non può pensare di sapere tutto sui turisti, sul turismo o sulla pianificazione e comunicazione turistica, solo uno specialista può guidare tale accadimenti. Chiedetevi come mai non ci siano specialisti del turismo nei vostri governi, nelle istituzioni, nelle regioni turistiche e nei team di promozione dei vostri paesi. Se non ci fosse bisogno di specialisti, non dovrebbero nemmeno esistere le spese pubbliche per la loro formazione nelle nostre università. Spero che il momento che stiamo vivendo ora insegni qualcosa!

Continuo a pensare, che un piccolo contributo al flusso turistico che potrebbe aiutare soprattutto l’Italia, la Spagna e il Portogallo, nel 2020 è il così detto turismo alla ricerca delle radici, un ritorno ai luoghi di origine, essenzialmente per due motivi:

  • Si tratta di paesi nelle cui economie, il peso del turismo è enorme e la crisi economica post-pandemica causerà danni al turismo per vacanza che potrebbe limitare questo tipo di spostamenti;
  • Sono paesi con una significativa comunità di residenti all’estero.

In primo luogo, devo sottolineare che l’emigrazione da questi paesi non è uguale a quella degli anni ’60 e ’70. I nuovi lavoratori che sono all’etero, viaggiano più volte all’anno, la maggior parte di questi “emigrati” non ha una casa propria nel paese d’origine, non dimentichiamo che la maggior parte di loro sono professionisti qualificati con stipendi elevati e hanno un reddito disponibile che gli permette di spostarsi. Il confinamento del Covid-19 ha impedito viaggi regolari verso i paesi di  origine, li ha allontanati fisicamente dalle loro famiglie e dai loro amici, e a migliaia di emigranti è stato addirittura impedito di dire addio ai loro morti. Sicuramente il post covid-19 porterà a queste comunità traumi difficili da superare.

Nel 2018 ho pubblicato un articolo sul turismo delle radici dove ho individuato le motivazioni (personali) e di spinta (attrazioni di destinazione) di questa tipologia di turisti. In questo momento i turisti radicali, così come gli altri turisti, hanno bisogno di sfuggire ai traumi della Covid-19 che li soffocano, e devono tornare nei Paesi d’origine come forma di liberazione. Viaggeranno ad ogni costo verso le origini. Quindi, i gestori delle destinazioni dovrebbero concentrarsi sul fornire attrazioni che permettano loro di circolare attraverso il paese evitando che rimangano nei loro villaggi di origine per tutto il periodo delle vacanze.  

Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che il turismo delle radici comprende anche la seconda e la terza generazione, il confinamento Covid-19 porta a loro esigenze di socializzazione, ma anche riflessioni sull’identità e l’appartenenza. Per questi, il viaggio costituirà la riscoperta di luoghi familiari, quindi sicuri, essendo percepito come un ritorno alle radici.  Sarà un viaggio verso la patria ancestrale, in questi casi, motivato dal desiderio di cercare o di far rivivere le radici personali e familiari. In questa scoperta si sentiranno sicuri, e percepiranno questo viaggio come un modo per soddisfare i loro bisogni di appartenenza e ripristinare il loro “io”.  Lo spostamento del viaggio sarà variabile e verrà effettuato in funzione di ogni motivazione di viaggio, questo tipo di turista ama diversi tipi di prodotti turistici. Pertanto, non è difficile progettare il turismo per loro. Per attrarre questa tipologia di turisti, le destinazioni devono essere agili nella comunicazione. Consiglio qui, che la promozione delle destinazioni turistiche non dovrebbe dimenticare che dopo questa pandemia, qualcuno potrebbe essere stanco della comunicazione digitale e potrebbe voler fuggire dalla comunicazione indiretta e virtuale. Quindi, in questo periodo, forse la comunicazione sui social media non sarà una buona strategia. 

E il dopo?

Dobbiamo ricordare le promesse fatte durante il Covid-19 che “nulla sarà come prima” e non dovremmo fare gli “ipocriti” se non cambiasse nulla. “Ipocriti” e “codardi” infilando la testa nella sabbia e fingendo di non vedere quello che succede intorno. Ma perché la gente vuole inventare nuovi modelli di turismo o inventare nuovi modelli di sostenibilità turistica? Innanzitutto, ogni destinazione turistica è una realtà diversa e la cosa più importante da fare è adattare i modelli turistici esistenti alle specificità di ogni destinazione. In secondo luogo, la maggior parte dei paesi fa solo una pianificazione parziale, il che significa che non c’è un coordinamento della pianificazione turistica tra le regioni del paese. Inoltre, molte di queste regioni non fanno piani turistici, nonostante l’UE finanzi i loro progetti turistici (non l’ho mai capito). In terzo luogo, ci sono diversi modelli di pianificazione turistica, dal più elementare al più intelligente, ma quanti Paesi li hanno implementati?

Il primo modello di sostenibilità proposto da Friedman è emerso negli anni ’60 del secolo scorso, da allora siamo passati alla responsabilità sociale d’impresa (RSI) che è stata raggiunta nel 2000. La RSI tiene conto della “responsabilità” che le imprese e le destinazioni turistiche hanno nei confronti della società civile i quattro settori specifici: economico, legale, etico e discrezionale. La RSI è un paradigma gestionale che mira alla sostenibilità delle imprese e delle destinazioni turistiche e si basa su una semplice parola: responsabilità.

Come ho detto all’inizio di questa riflessione, durante la crisi di COVID-19, migliaia di turisti sono rimasti bloccati nelle loro vacanze turistiche. Nel panico della pandemia, molti hotel hanno messo i turisti a dormire per strada e i gestori di queste destinazioni hanno lasciato i turisti al loro destino. Questi hotel e queste destinazioni sono stati etici e responsabili? Le amministrazioni locali turistiche sono state etiche e responsabili quando non hanno creato le condizioni per il ritorno dei turisti? La promozione di una destinazione è responsabile quando realizza campagne pubblicitarie con video promozionali che inducono ciò che non hanno?

Non si può dare la colpa ai turisti, a volte possono essere irresponsabili, ma se viaggiano verso le vostre destinazioni è perché li attirate e li accettate. I paesi sono responsabili quando ricevono più turisti della capacità di carico delle loro destinazioni?  Non sanno che esistono la RSI e la pianificazione del turismo? L’avidità è più grande dell’etica! In situazioni estreme, il costo etico è elevato e in assenza di una legislazione, si dimentica rapidamente la “responsabilità”.

Ebbene, per rispondere al “e poi?”, ricordo uno strumento in cui ho lavorato negli ultimi 15 anni, che raramente i gestori delle amministrazioni locali utilizzano, ed è un ottimo supporto alla pianificazione turistica: la valutazione dell’immagine della destinazione. Come difeso da Dias e Cardoso (2017) e Cardoso et al. (2019), i turisti scelgono le loro destinazioni di viaggio in base all’immagine che hanno in mente all’interno di un insieme di attributi che consistono in opzioni praticabili per loro, nel “pacchetto” a disposizione.

Se si vuole, si possono sprecare energie inventando nuovi modelli di turismo e nuovi sistemi di turismo intelligente. Ma prima, bisogna sforzarsi di implementare quelli esistenti e di adattarli alle destinazioni e alle nuove realtà. Non dimenticare mai, però, che in futuro, i turisti terranno d’occhio come si sono comportate le varie località di destinazione nel recente passato, come si stanno comportando nel presente e come intendono comportarsi in futuro. Nel “dopo”, come potrà essere intelligente una località di destinazione turistica, se non si preoccupa di come viene percepita?


Bibliografia

Cardoso, L., Dias, F., Araújo, A. & Andrés Marques, I. (2019). A destination imagery processing model: Structural differences between dream and favourite destinations. Annals of Tourism Research, 74, 81-94.

Cardoso, L., Matos Pereira, A. & Andrés Marques, I. (2018). Routes of the memory of the Portuguese diaspora – construction of a motivation evaluation model. Estudios y Perspectivas en Turismo, 27(2), 213-232.

Dann, G. (1977) “Anomie, ego-enhancement and tourism”. Annals of Tourism Research 4(4): 184-194.

Dann, G. (1981) “Tourist motivation an appraisal”. Annals of Tourism Research 8(2): 187-219

Dias, F. & Cardoso, L. (2017). How can brand equity for tourism destinations be used to preview tourists’ destination choice? An overview from the top of Tower of Babel. Tourism & Management Studies, 13(2), 13-23.

Oppermann, M. (1998). Travel horizon: A valuable analysis? Tourism Management, 18(4), 321–329.

Una nuova rubrica

Tra i molti dubbi che assillano la mia mente esattamente come la vostra in questi giorni una sola certezza credo di avere: quando torneremo alla vita di tutti i giorni, nulla sarà come prima. Stiamo affrontando una sfida che è riduttivo chiamarla organizzativa, è una sfida filosofica, è la visione del mondo che cambierà e sulla quale ci sarà da costruire il nuovo. “E se domani… e sottolineo “se” è una nuova rubrica che è aperta ai contributi di intellettuali, scienziati, artisti, uomini di cultura di tutta Europa. Seguiteci e mandate le vostre impressioni che pubblicheremo periodicamente con l’intendo di costruire una antologia delle idee.

Giampaolo Sodano

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