L’interrogativo che tormenta gli Italiani in questo caldo Ferragosto 2019 ha la stessa problematicità del titolo del noto film di Ettore Scola, sceneggiato da Age e Scarpelli; con un diverso oggetto della ricerca.
E’ molto verosimile che il mondo bancario occidentale suonerà (se non lo ha già fatto, ipotesi certamente più probabile) la “campanella” per mobilitare tutte le personalità italiane che, negli anni, hanno ricoperto ruoli con pubbliche responsabilità per inserirle, in base al sistema detto delle “revolving doors” (praticato soprattutto dalla banca d’affari Goldman Sachs nel cui Gotha vi sono fior di uomini politici italiani) nelle strutture finanziarie più prestigiose, operative o di consulenza (comunque, tutte ben retribuite). E ciò al fine facilmente prevedibile di agevolare, nei partiti politici in cui esse militano o sui cui vertici possono esercitare la loro influenza, un ipotizzabile orientamento sfavorevole a nuove elezioni nel Bel Paese.
Il tentativo di convincerli a opporsi al voto in autunno sarebbe il loro “must”. Ciò significherà che, probabilmente, assisteremo a una serie di conflitti interni alle varie forze politiche italiane: eccetto quelle, naturalmente, che sono decisamente orientate a cambiare registro nella vita politica italiana, rompendo quell’asse tra leader politici e banche d’affari (soprattutto, ma non solo) che ha le caratteristiche tipiche di un clamoroso conflitto di interessi; rottura che ha segnato il punto di svolta della gestione di Donald Trump, negli Stati Uniti d’America e che, ci si augura, sia seguito da Jonhson in Gran Bretagna. In tali forze, accanto a voci favorevoli a un vicino appuntamento elettorale si leveranno “grida” dissenzienti che disegneranno apocalittici scenari per le forze politiche che oseranno sfidare il responso delle urne.
Anche gli istituti di sondaggio avranno il loro duro, ma ben retribuito, lavoro. I mass-media saranno, verosimilmente, già stati “allertati” (orrendo neologismo, ma espressivo) per battere la grancassa terroristica per gli aspiranti candidati, ma soprattutto per i responsabili dell’eventuale scelta favorevole di un immediato appuntamento elettorale.
E’ prevedibile che soprattutto gli ex democristiani dislocati nelle varie forze politiche italiane saranno i più “gettonati” (altro orribile neologismo, ormai, però entrato nell’uso comune), perché all’epoca del fulgore dello “scudocrociato” molti suoi rappresentanti o simpatizzanti furono gratificati di nomine prestigiose in importanti organismi bancari (la Goldman Sachs rappresenta solo l’esempio più scandaloso).
Ovviamente, è fin troppo facile prevedere che una sarabanda di catastrofiche previsioni per gli abitanti dello Stivale (di tipo felliniano per i movimenti, ma con una musica di sottofondo ben diversa da quella garbata e ammaliante di Nino Rota). Imperverseranno le valutazioni di agenzie di rating, le notizie sui mass-media circa impennate dello spread, gli annunciati peggioramenti della way of life degli abitanti dello Stivale, gli articoli di fondo di leader trombati dal popolo ma sempre utilizzati dalla stampa più condiscendente con i propri finanziatori. Il leit motiv del disastro nazionale non abbandonerà il Bel Paese sino alla chiusura delle urne (se mai saranno aperte) e alla conoscenza dei risultati (quelli veri e non degli exit poll).
Donald Trump e Wladimir Putin, uomini politici di forte tempra e di sicuro intuito politico, staranno a guardare, compiaciuti unicamente se il Bel Paese riuscirà a dare una prova d’indipendenza e di autonomia dal mondo della Finanza newyorchese del lower Manhattan e londinese della City.
Il neo Premier inglese, Johnson, nella stessa ipotesi, troverà nuova e più forte linfa per portare a compimento la politica necessaria per l’uscita della Gran Bretagna dal pantano creato dall’Unione Europea per rendere difficile la Brexit; augurabilmente, in modo dignitoso e favorevole alla ripresa dell’economia britannica. Per gli Inglesi saranno solo un brutto ricordo le asfittiche misure di austerità e di pareggio di bilancio imposte dai tecnocrati di Bruxelles, spudoratamente dirette a favorire la buona salute delle banche. E’ noto infatti che esse si alimentano, non solo con gli interessi per i mutui concessi alle imprese in difficoltà, ma anche per i prestiti alle famiglie che a causa dell’impoverimento del Paese fanno fatica a sbarcare il lunario, ma che hanno anche bisogno di uno Stato che compensi e ripiani il loro eventuale deficit, per la mancata riscossione dei ratei. Il passato di dipendenza dei loro vertici politici dalle decisioni della City sarà solo alle loro spalle.
Per gli Italiani il discorso è diverso e ci riporta al titolo del film di Ettore Scola. Riusciranno… essi a ritrovare la strada delle elezioni, anche a dispetto della “suasion” dei suoi troppi uomini politici passati attraverso le “revolving doors” del sistema bancario occidentale? E’ difficile, ma non ancora impossibile, dirlo. Almeno fino a oggi.