E, con un chiaro riferimento al caso Siri, Matteo Salvini è passato alla sua prossima mission, la guerra alla cannabis: «Io non aspetto i tempi della giustizia. La droga è un’emergenza nazionale devastante e dunque dobbiamo usare tutti i metodi democratici per chiudere questi luoghi di rieducazione di massa». Dopo il clamore suscitato dalla fiera della canapa a Milano, il ministro dell’Interno ha annunciato di voler chiudere i negozi che vendono cannabis light, a costo di far cadere il governo: «Da domani ci saranno controlli a tappeto, li ispezioneremo uno per uno. Non li voglio, vanno chiusi. Ora usiamo le maniere forti». E poi: «Chiederò che siano proibite tutte le feste della cannabis, anche perché poi quando si svolgono si beccano chili di sostanze a cielo aperto. Noi non vogliamo punire i consumatori, mi interessa la galera certa per gli spacciatori trovati in flagranza di reato. Lo Stato spacciatore non è lo Stato di cui faccio il ministro».
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Al Corriere il ministro della Salute Giulia Grillo ha escluso la chiusura dei negozi ma ha parlato di possibili «restrizioni per le categorie deboli, come quelle di minori e donne in gravidanza». Polemiche da parte dei radicali: «Salvini vuole fare una guerra alla droga. Bene: contro i grandi narcotrafficanti? Contro la camorra, la ndrangheta, la mafia? Macché. Segue il copione per cui il proibizionismo punta al basso: ai consumatori. E lascia liberi i grandi trafficanti».
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