Dichiarazioni virgolettate di Conte riportate da Repubblica di stamattina: «Qualcuno qui deve ancora capire come sono fatto. L’incontro con Di Maio e Salvini si è svolto in un clima cordiale. È impossibile che ci sia uno scontro tra me e i miei due vice per una semplice ragione: se non andiamo d’accordo, io li lascio liberi. Perché una cosa deve essere chiara: sto qui se mi convincono loro, non sono io a doverlo fare. Con me non c’è bisogno di giochetti. Mi sembra che la Lega non abbia ancora tolto gli emendamenti al disegno di legge sul salario minimo, che è in discussione al Senato. Sono certo che lo farà, ma non è ancora avvenuto. Poi, se uno vuole correre il rischio di cadere nelle braccia del suo possibile carnefice, faccia pure.
«Non mi piace scherzare con i risparmi degli italiani. Vedo intorno a me un po’ di inesperienza. A me le veline date ai giornali non fanno né caldo né freddo. Se vogliono andare a sbattere contro un muro, facciano pure. Bagnai al ministero per gli Affari europei? Finché non è chiusa la procedura di infrazione le deleghe le tengo io. Per trattare con la Commissione, l’Italia deve parlare con una voce sola. Quando il presidente della commissione europea dice che sbagliamo direzione, gli rispondo che lui l’ha sbagliata sulla Grecia. Non c’è un problema di delega. Se un giorno non avessi un mandato pieno, lascerei. Sarebbe la crisi più trasparente della Repubblica italiana» [Cuzzocrea, Rep]. Secondo Marcello Sorgi, sulla Stampa di stamattina, quella di Conte è solo una sceneggiata da cui Mattarella si è completamente smarcato.
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