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sabato 20 Aprile 2024
Il Pensiero LiberoSe la Sinistra piange, la Destra non ride

Se la Sinistra piange, la Destra non ride

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Nella parte Eurocontinentale dell’Occidente il partito più forte è la Sinistra. Per diverse ragioni:

  • marcia all’unisono con il potere finanziario di New York, Londra e Bruxelles;
  • ha, conseguentemente, il sostegno a dir poco mass-mediatico anche nei Paesi che si sono sottratti all’egemonia bancaria (Stati Uniti d’America di Donald Trump e Regno Unito di Gran Bretagna di Boris Jonhson);
  • detiene tutt’intero il potere istituzionale negli Stati-membri dell’Unione Europeo con propri rappresentanti (graditi all’establishment finanziario) o con missi dominici, allevati “in vitro” in strutture ad hoc e catapultati al governo di Paesi di pur solida tradizione democratica;
  • può contare su una miriade di ricorrenze, celebrazioni, rimembranze, giornate commemorative e luttuose di pagine tragiche dell’umanità che rinfocolano vecchi odi contro gli avversari.

Eppure, a dispetto di tutto questo, la Sinistra sembra dibattersi in una crisi che a molti appare irreversibile. Difatti: sostituita la vecchia ideologia pseudo (o falsamente o sedicente) rivoluzionaria dell’uguaglianza universale (religiosa o ideologica), oggi la Sinistra, sotto l’egida del brocardo del quieta non movere si adopera unicamente per garantire la conservazione di uno status quo favorevole all’egemonia bancaria. E’ dilaniata, però, dalla competizione interna dei suoi gruppi e gruppuscoli.

In Italia, tali fazioni, turbolente e rissose, sono capeggiate da leader di modesta caratura politica che tentano di avere il possesso di “ambo le chiavi del cor di Federico” (id est: l’alta Finanza) o di ritornare ad averlo, dopo errori madornali compiuti nella gestione del potere (errori che a Wall Street, alla City o a Bruxelles non sono abituati a perdonare (per il noto proverbio che “il lupo perde il pelo ma non il vizio”). E ciò fanno anche, con il sostegno delle tante Sardine che riempiono con l’aiuto di fondi “misteriosi” le piazze in luogo delle vecchie folle osannanti a un Grillo oggi spompato e senza voce.

In Francia, patria della rivoluzione unica e feroce del 1789, le cose nel terzo millennio vanno diversamente. La delusione per una seconda (dopo quella italiana) scelta infelice di un Capo “catapultato” sul più alto seggio della Repubblica, ha stimolato e prodotto l’invenzione di una “rivoluzione a rate” di cadenza settimanale, che contribuisce egregiamente a tenere lo Stato (ritenuto, comunque, in apicibus, entità ostile alle mani libere delle Banche) in stato di scacco permanente e di coagulare consensi tra la gente “di ordine”, sempre utile al momento opportuno e sempre orientata ad attribuire colpe e nefandezze a nemici stranieri (La Russia di Putin? E perché?) o interni (Le Pen e camerati, per farsi del male?).

Limitando l’analisi ai due Paesi “cugini latini”, si può dire che la Sinistra conosce bene la “parola d’ordine” (“Non disturbare i manovratori di Wall Street, Londra e Bruxelles”) ma adegua, sempre peggio, a essa la sua azione politica, perdendo progressivamente consensi.

Destra e sinistra
Se la Sinistra piange, la Destra non ride.

Per converso la Destra, particolarmente in Italia, si muove, nel marasma più assoluto e brancola nel buio. Ecco le ragioni:

  • confonde le richieste razionali di recupero della sovranità sottratta agli Stati-membri dell’Unione Europea (dirette a far riprendere quota a una produzione industriale che per quelle sottrazioni batte il passo) con gli aneliti irrazionalistici del Nazionalismo di epoche che dovrebbe ritenere passate per tempo;
  • altera l’anelito a difendere i confini nazionali (presente persino nella legge Turco-Napolitano di “sinistra” memoria) con manifestazioni di “avanguardismo” mussoliniano, sostituendo le felpe all’orbace;
  • stipula alleanze e coalizioni politiche con forze che annoverano tra i propri aderenti membri autorevoli di organismi fiancheggiatori, soprattutto a livello internazionale, dell’attività prevaricatrice delle Banche;
  • non capisce che le forze cattoliche, attraverso lo IOR del Vaticano, fanno parte (sia pure inconsciamente a livello di massa) dello schieramento a essa contrario e cerca di ingraziarsele con cristi, madonne e rosari tra le dita e, quel che è peggio, con promesse di Crociate anti-abortistiche di democristiana memoria;
  • non capisce che per combattere lo strapotere bancario non è necessario esibire il virilismo maschilistico, richiamandosi a pose del Duce, ma basta un tenace perseguimento dell’obiettivo con raziocinio e determinazione.

In questa terrificante situazione, la mancanza di una forza liberale degna della tradizione conservatrice anglosassone peggiora il quadro in modo, purtroppo, tragico. Il nostro liberalismo non è figlio dell’illuminismo inglese (quello vero Di Locke e di Hume, padre della democrazia liberale) ma di quello francese (quello, dalle “luci spente” di cui a un mio precedente libro, ed è stato progenitore del Terrore) e dell’Idealismo tedesco hegeliano (all’origine delle due grandi e nefaste sciagure del secolo breve).

Orbene, senza una forza autenticamente liberale che:

  • recida i legami con le sue antiche origini cosiddette risorgimentali di effettivo e sostanziale sostegno dell’azione di potenze straniere (in lotta con altre);
  • che smetta di essere succube di quei cattolici che hanno scritto la Costituzione a quattro mani con i soli comunisti;
  • che, finalmente, cessi di essere ossequiente, com’è stata per anni, di una Confindustria che ancora oggi non mostra neppure di avere capito le ragioni per cui un Paese, proptro a causa dei vincoli imposti dall’Unione Europea, da grande potenza industriale è finito in brache di tela.

In conclusione: non è azzardato pensare che senza una tale forza non vi sia speranza per la ripresa di un Paese che dai tempi di Dante non fa alcuno sforzo per non essere servo.






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