Simone Frulio, nonostante la giovane età, sa cosa chiedere alla musica. Sogna, ma lo fa a occhi aperti, perché sa cosa vuole e dove sta andando. Autore e interprete, con l’ultimo singolo “Sguardi”, che avrebbe dovuto incidere Alex Baroni, ha dato ulteriore prova delle sue doti e della sua maturità. Un regalo prezioso– dice Simone – di Paolo Paltrinieri, che ha scritto questa canzone meravigliosa molti anni fa – un dono di cui vado davvero fiero.
Simone, cosa chiedi alla musica?
Quello che ho sempre chiesto: di aiutarmi a procedere nel mio cammino, professionale e di vita. Mi sono appena laureato e, aspettando che cominci il master, posso dedicarmi completamente alla musica. A questa chiedo di essere me stesso, senza rinunciare a me, senza farmi cambiare, senza cedere al desiderio di diventare chi non sono. Ero molto giovane quando, partecipando a “Io Canto” con Gerry Scotti prima e X Factor nella squadra di Simona Ventura poi, ho toccato con mano quanto possa essere destabilizzante cercare il successo a tutti i costi. Questa è una delle ragioni per cui, al momento, non sento l’esigenza di partecipare ad altri talent.
Come immagini il tuo futuro?
Il mio punto di riferimento è la mia famiglia e vorrei, com’è stato per i miei genitori, trovare la mia realizzazione nella vita, facendo un mestiere che mi renda felice. Se sarà la musica, ne sarò contento ma, non inseguo il successo; voglio diventare un uomo che sappia stare nel mondo e lì, trovare il mio posto. Metterò tutto l’impegno di cui sono capace per far sì che il mio futuro coincida, il più possibile, con i sogni.
Cosa ti piace leggere?
Avendo cominciato a cantare molto giovane ho sempre avuto a disposizione poco tempo, impegnando quello che avevo a scrivere poesie e poi canzoni. Le mie letture preferite sono “I dolori del giovane Werther” di Goethe e le poesie di Federico García Lorca. La musica e gli studi hanno monopolizzato la mia attenzione anche se leggere mi piace davvero molto.
Ti senti più autore o interprete?
Autore, perché scrivere – per me – è un’esigenza. Nel farlo provo emozioni fortissime, al punto che prima ancora di cantare, quando capisco di essere riuscito a tradurre in parole quello che avevo dentro, mi commuovo profondamente. Vedo materializzarsi i miei pensieri e a quel punto posso vederli crescere e trovare la loro melodia: a questa gioia, non mi abituerò mai.
In che modo scrivi le tue canzoni?
Indagando sui miei sentimenti o su quelli di chi mi sta vicino. Anche quando interpreto un brano di altri, me ne devo innamorare, potendolo indossare, perché non è solo la sua bellezza o la vocalità adatta a sorprendermi, ma deve cadermi nel cuore. Le canzoni arrivano quando meno me lo aspetto, per un incontro o un’immagine che rimane impressa nei miei occhi.