Di Giuseppe D’Angiolillo
Sei in giro nell’ora del coprifuoco, un dolore strano quello che senti dentro, una sensazione che non hai mai provato.
Provi a darti una spiegazione, ma non ci riesci, provi a consultare Google, ma nemmeno il più grande motore di ricerca ti aiuta. Nessuna risposta al tuo sentirti strano e allora cos’è?
Cosa mi sta succedendo?
Perché proprio a me?
Torni a casa e inizi a girare nella stanza per scaricare l’ansia, ma niente: quel “malessere” sembra maledettamente proporzionale ai tuoi passi, più cammini e più ti senti strano. Entra in gioco la paura che inizia a prendere il sopravvento, pensieri negativi ti assalgono, ti butti sul letto, chiudi gli occhi qualcosa si ferma cos’e?
“Non respiro bene, perché?”
Chiedi aiuto ai tuoi genitori, inizi ad urlare, all’improvviso senti un fischio, come se fosse il richiamo di qualcuno. Molli la presa, non ce la fai a chiedere aiuto. Però per fortuna mamma ti ha sentito e ha avvertito l’ambulanza. Provi a resistere, ma nel mentre chiudi gli occhi e… l’ultima cosa che pensi è “sarei dovuto restare a casa”.
All’improvviso senti in lontananza il tuo nome, come se stessi sognando, ma la voce ti è familiare e si fa sempre più acuta. È MAMMA! Apri gli occhi e sei lì, steso, sul tuo letto. Nella più grande confusione realizzi di esserti appena svegliato, ti alzi, ti precipiti alla finestra e… è stato solo un incubo.
Vorrei che fosse per tutti così.
Solo un incubo.